Oggi siamo in compagnia di Damiano, Riccardo e Luca, autori del libro "Birrovagando per il Belgio", fresco di stampa che ci racconteranno com’è nata l’idea di scrivere un volume dedicato a questo paese dalla ricca tradizione brassicola, in esclusiva per il Giornale della Birra.
Ragazzi, ci raccontate chi siete e come vi siete appassionati alla birra?
Nella vita facciamo i lavori più disparati, Damiano il restauratore, Riccardo è ingegnere chimico e Luca lavora nelle risorse umane. Quello che ci accomuna, oltre ad anni di amicizia è proprio la passione per la birra. Tutto nasce da “Peppo” a Colle Brianza. Quando alla fine dell’adolescenza si inizia a scegliere con più attenzione dove e cosa bere, abbiamo conosciuto questo locale e la figura istrionica di Lorenzo, che come un maestro, senza la boria e la spocchia degli intenditori, ci ha squadernato pian piano le diverse sfaccettature delle birre belghe.
In tutto c’è un perché. Come mai vi sta a cuore proprio il Belgio e non magari il Regno Unito o la Germania in quanto a birre e storia birraria?
A questo si è aggiunta la conoscenza delle birre belghe. Lorenzo, proprietario di Peppo, è specializzato proprio in questa tipologia di birre e noi, formandoci sui suoi banchi, abbiamo mutuato questa predilezione. E’ anche una questione di affinità elettive inspiegabili… il carattere deciso, forte e caldo delle birre belghe ha incontrato da subito il nostro gusto.
Quando nasce l’idea di scrivere un libro sul birrovagare in questo paese e cosa trova il lettore nel leggerlo?
Con l’aiuto di Lorenzo stendemmo dunque un itinerario e impostammo subito il viaggio nell’ottica della scrittura di una guida… tenendo taccuini alla mano e battendo anche 3/4 birrifici al giorno.
Le lunghe ricerche su orari e giorni di apertura e i suggerimenti maturati durante le visite volevamo potessero essere d’aiuto a chi, dopo di noi, volesse compiere un viaggio simile. La guida non si preoccupa perciò di scandagliare minuziosamente i più micraniosi dettagli sulle birre, i lieviti e i malti, argomento sul quale si sono spesi fiumi di parole e esistono svariate pubblicazioni; bensì dare al turista birrario le basi per poter scegliere un itinerario, senza tralasciare i capisaldi di alcune delle regioni belghe, o decidere cosa visitare qualora si trovasse già in vacanza in quei luoghi.
Avrete sicuramente fatto innumerevoli viaggi, quale posto vi è rimasto nel cuore?
Il posto che ci è rimasto più nel cuore è l’Abbaye de Orval a Florenville. La sensazione di pace, la bellezza del luogo e l’esperienza vissuta non ha per noi eguali. A differenza dei vari turisti mordi e fuggi noi abbiamo scelto di risiedere per un paio di giorni nel monastero condividendo la vita dei monaci. Questo ci ha permesso di provare sulla nostra pelle quello che è il contesto in cui nasce e dove viene consumata questa birra. La cena coi monaci è un momento indimenticabile. Durante la cena, sulle note dei canti gregoriani, viene servita la Petit Orval, una versione della Orval diversa da quella che tutti conosciamo, più leggera e senza etichettatura, pensata come un “pane quotidiano”. Risiedendo nell’abbaziasembra di tornare indietro nel tempo e si può assaporare il vero sapore della birra trappista.
Scegliete tre birre del panorama brassicolo belga che almeno una volta nella vita un appassionato deve assaggiare.
Siamo infine tutti d’accordo nel dover mettere tra le tre birre che consigliamo ad un appassionato almeno una Dupont… sarebbe scontato dire la Saison, madre di questo stile. Consigliamo invece la Bon Vouex. E’ sicuramente la nostra preferita del birrificio di Olivier; birra impegnativa per i suoi 9 gradi di cui ci si accorge solo dopo averla bevuta. Visti i tempi duri a causa del Covid non possiamo che brindare con questa birra che nel suo nome offre ai lettori un messaggio di speranza per l’anno nuovo.
Nessun commento:
Posta un commento
lascia un commento