martedì 23 febbraio 2021

Aglea - Maiot Birrificio Agricolo



Vi ho presentato il Maiot Birrificio Agrigolo di Casoli, Chieti in Abruzzonel post di qualche giorno fa, sicuramente avrete letto di quanto sia rimasto soddisfatto di questa birra in assaggio.
La Aglea è una Italian Grape Ale da soli 5 °, leggera nata in collaborazione con la Cantina Colle Moro, dove vengono impiegate le uve di moscato bianco autoctono della zona di Frisa, in provincia di Chieti.
Chiara e limpida nel suo bel color oro acceso, con una fine e poco persistente schiuma biancastra.
Malti chiari e frumento per questa birra, che sposa le note agrumate e di frutta gialla matura caratteristici delle uve di moscato.
Pesca gialla, ma anche mandarino, uva, mela verde, note floreali, miele d'arancio e spezie.
In bocca arriva fresca, vivace ed equilibrata, note agrumate e vinose, acidità per una Iga sorprendentemente snella e dalla facile beva. Rinfrescante .
Consiglio di servirla a 5 - 7 °.


ABBINAMENTI : molluschi e pesce, primi piatti, carni bianche. Ottima anche sola come aperitivo.


Formato : 0,75 L     Gradazione :   5 %


Tutto ciò che viene scritto e pubblicato in questo blog è frutto della mia esperienza personale, ciò che pubblico è una mia opinione.Nel caso alcuni contenuti dovessero causare problemi, vi chiedo gentilmente di contattarmi.

Export Helles - Brauerei Hebendanz




Siamo a Forchheim, forse uno dei centri più belli fuori Bamberga.
Cittadina che ho più volte citato nei miei post, con la sua meravigliosa piazza dove si trovano chiesa e comune oltre ad edifici a graticcio davvero ben curati.
Nella medesima piazza hanno anche sede due storici birrifici, Hebendanz e Neder Braü.
La storia del birrificio Hebendanz può essere fatta risalire al 1579. La famiglia Hebendanz viveva nella "Steinernen Haus" in Hauptstraße 28, e la produzione della birra avveniva nel Lower Commune Brewery.
Gli attuali locali del birrificio producono birra dal 1882. La birra in bottiglia veniva già prodotta negli anni '20 e consegnata ai villaggi circostanti. Oggi il birrificio è gestito da Fritz Hebendanz. 
La Export Helles da 5 ° è una helles più corposa, color oro limpidissina e schiuma bianca cremosa.
Al naso sentori di cereale, biscotto pane bianco, note fruttate quali mela, pesca, leggermente la banana.
In bocca attacco dolce, corpo e carbonazione media, chiusura secca e spinta verso l'amaro.
Un piacere nel bicchiere. 
Consiglio di servirla a 6 °.


ABBINAMENTIPiatti estivi, anche freddi, e cibi dal sapore non particolarmente pronunciato, 
pesce di lago, ottima con formaggi freschi e carni bianche.
Ideale anche con focacce e pizza.


Formato: 50 cl          5 % alc/vol    Pagata :  2,30 euro Germania


    

Tutto ciò che viene scritto e pubblicato in questo blog è frutto della mia esperienza personale, ciò che pubblico è una mia opinione.Nel caso alcuni contenuti dovessero causare problemi, vi chiedo gentilmente di contattarmi.

mercoledì 17 febbraio 2021

Intervista a Daniele Cogliati, autore del libro, “ Questioni di Pinte, Libretto in 4 sorsi " , nonché giudice di birra



Oggi siamo in compagnia di Daniele Cogliati , grande esperto di birra, autore del libro, Questioni di Pinte, Libretto in 4 sorsi, pubblicato da Teka edizioni.
Oltre a raccontarci questo nuovo volume, Daniele ci parlerà della sua esperienza da giudice di birra, quale percorso seguire e come si giudica una birra.

 

Daniele, benvenuto sul portale de ” Il Giornale Della Birra “. Ci parli di te e di come ti sei avvicinato al mondo della birra?


Mi sono avvicinato a questo interessante ambiente da ragazzo, diciamo appena maggiorenne. I primi assaggi di birre che allora giudicavo ‘strane’ li ho fatti in un ormai storico locale brianzolo specializzato sul Belgio, il “Peppo” di Colle Brianza. Dupont, Chimay, Westmalle, Brasserie de Blaugies, Fantôme, Orval e tanti altri classici della cultura brassicolabelga sono state le prime bevute ‘diverse’. Sempre al Peppo, ormai una decina di anni fa, ho frequentato il mio primo corso di degustazione: si trattava di alcune serate a marchio Unionbirrai che avevano lo scopo di avvicinare i neofiti al mondo delle birre. Ricordo ancora distintamente la prima Sierra Nevada Pale Ale, la prima Rauchbier di Schlenkerla, la prima CantillonKriek, la prima Rodenbach. Da quel momento non ho più smesso di studiare e di approfondire: altri corsi e l’esame UBT, tanto turismo birrario (la mia attività preferita), tantissime letture a tema, una miriade di assaggi, l’esame BJCP, le docenze con varie associazioni e gruppi, le giurie in concorsi per homebrewers in Italia e anche in Europa. In anni più recenti ho anche iniziato a scrivere per alcune riviste di settore (Mobi Magazine, Birra Nostra Magazine e Fermento Birra Magazine). Nel 2018 ho lanciato Beerbliophily, la mia pagina Facebook (ma sono anche su Instagram ed esiste anche un sito, sebbene ultimamente non lo stia seguendo come meriterebbe) sulla quale segnalo e recensisco libri birrari ( https://linktr.ee/beerbliophily ). Essendo bibliotecario di professione, ho messo insieme l’amore per la birra a quello per i libri.


                     

 

Dopo anni di assaggi, studi e viaggi, l’idea di scrivere un libro a tema birrario. Come nasce questo progetto?


Il mio libro Questione di pinte: Libretto in 4 sorsi  è stato pubblicato nel 2020 da Teka Edizioni (un piccolo editore indipendente e di qualità di Lecco). L’editore mi ha commissionato un libro che parlasse di birra a 360° e che fosse adatto soprattutto ai curiosi e a chi volesse avvicinarsi al variegato mondo delle birra in modo serio e puntuale, ma al tempo stesso leggero e divertente.


Cosa trova il lettore sfogliando il tuo volume ?


Tutto quello che avrebbe voluto sapere sulla birra (ma non ha mai osato chiedere), parafrasando il titolo di un film di Woody Allen. Scherzi a parte, il lettore ci trova una panoramica completa sull’argomento ‘birra’: storia, produzione, degustazione, stili, miti e luoghi comuni. Il tutto raccontato con uno stile scherzoso, ma al tempo stesso preciso e accurato. Diciamo che il lettore avrà in mano un condensato in 150 pagine circa, con inoltre molte tavole illustrate frutto del lavoro di squadra tra me e il team di Teka Edizioni.


Ma c’è di più. Oltre ad aver scritto il tuo primo libro sei anche un docente in corsi di birra e un giudice nei concorsi birrari. Qual ‘è stato il tuo percorso e come si diventa giudice ?


Come ti dicevo poco sopra, prima ho frequentato corsi di degustazione Unionbirrai e dopo alcuni anni ho superato l’esame BJCP con la prima tornata di giudici italiani (nel 2017, a Rimini). Diventare giudice BJCP non è complicatissimo, con un po’ di studio e applicazione. La cosa complicata è continuare a migliorarsi, ad assaggiare, ad approfondire. Il BJCP da questo punto di vista offre un’organizzazione solida e un programma didatticamente valido, a mio parere. In Italia, al momento, gli esami vengono gestiti da MoBI. La cosa che apprezzo di questo sistema è il fatto che sia aperto e che incentivi la formazione continua dei giudici (il ranking degli iscritti si basa su una serie di livelli – da Provisional a Grand Master – che dipendono dai voti d’esame e dal punteggio individuale che si acquisisce giudicando nei concorsi o partecipando in qualità di steward). Una volta abilitati si è tutti sullo stesso piano e per giudicare in una competizione affiliata al BJCP, in tutto il mondo, basta iscriversi e seguire le istruzioni dell’organizzatore. Un approccio tendenzialmente ‘neutrale’ nella scelta dei giudici, quindi, che trovo molto apprezzabile. Parliamo principalmente di competizioni hb, anche se in realtà molti giudici BJCP finiscono per giudicare anche in concorsi pro.


                  

 

 

Qualche consiglio agli aspiranti giudici?


Studiare, scegliere le fonti giuste e gli esempi giusti quando si vuole capire bene uno stile, fare tanti confronti tra stili con i bicchieri davanti, non avere fretta, viaggiare e assaggiare le birre laddove vengono prodotte – per quanto possibile.


Spiega ai nostri lettori in breve come si giudica una birra


Faccio sempre riferimento al BJCP, perché in realtà “concorso che vai, scheda che trovi”. Con questo voglio dire che, sebbene le fasi della degustazione siano sempre le stesse (esame olfattivo, visivo, gustativo, mouthfeel, overallimpression), esistono molte schede diverse e bisogna avere la capacità di essere flessibili e adattarsi alle regole e alle specifiche che gli organizzatori prevedono per ciascun contest. Il BJCP prevede mentre si compila una scheda descrittiva delle fasi succitate, si attribuisca a ciascuna di esse un punteggio. La scheda è in 50esimi, cioè una birra può prendere teoricamente da 0 a 50 punti su 50 (in realtà non è proprio così e ci sono dei voti ‘di cortesia’, ma non voglio annoiarvi). La cosa complicata è far combaciare la somma matematica finale con l’idea, l’impressione che si ha della birra. Ma con un po’ di allenamento, ci si riesce. La fatica è spesso ripagata da grandi soddisfazioni nel bicchiere e di questo bisogna ringraziare le migliaia di homebrewers italiani.

 

                

 

Cosa ti aspetti per il futuro, sogni nel cassetto?


Mi tengo impegnato. Con The GoodBeer Society (una realtà con cui collaboro da anni), stiamo per proporre dei corsi online con un approccio che privilegia proprio i confronti tra stili. Mi piacerebbe fare un viaggio (non solo birrario) negli USA e nello Yorkshire. Mi piacerebbe anche continuare a studiare: ci sono un paio di realtà formative  che erogano dei corsi che mi interesserebbe molto frequentare.


Arriviamo alla richiesta più semplice. Scegli una birra e un luogo, che più ti stanno a cuore


Mai come in questo momento più che una birra in particolare mi piacerebbe semplicemente potermi intrattenere con gli amici e passare del tempo spensierato in un pub. Comunque, se devo scegliere, direi WitzgallLandbier bevuta in un piacevolmente soleggiato pomeriggio di giugno fuori dalla locanda del birrificio situata nel villaggio francone di Hallerndorf. Una birra deliziosa e un luogo che fin dalla prima visita mi ha conquistato (… dovresti saperlo, perché c’eri anche tu ).


Ringrazio a nome del Giornale della Birra Daniele per la sua disponibilità.


Potete acquistare il libro qui :

https://tekacomunica.it/libri/questione-di-pinte/



martedì 16 febbraio 2021

Assaggi - Birrificio Agricolo Maiot - Abruzzo




Oggi siamo in Abruzzo, ai piedi della Majella, a Casoli in provincia di Chieti, dove da quattro anni è attivo il Birrificio Agricolo Maiot.
Birrificio Agricolo nato dalla già presente Azienda agricola " Sapori della Majella ", della famiglia Imbastaro di cui Francesco è il birraio. I cereali prodotti vengono maltati dal COBI di Ancona dove vengono trasformati in diversi tipo di malto.
Circa una decina le birre prodotte, alcune prendono il nome dall'iniziale dello stile di riferimento con l'aggiunta della parola " Ale " ad indicare l'alta fermentazione per esempio la Wale che è una Weiss.
Noi abbiamo assaggiato ben sei birre vediamo quali :

La Wale, è un ibrido tra una Weiss e una Blanche, da 5 °  color giallo oro con schiuma bianca pannosa.I sentori sono delicati e speziati, e invitano subito al sorso. La componente del frumento non maltato si sente ed è ben bilanciata finale leggermente acidulo tipico delle Blanche, con una bella speziatura.

L'Atena prende il nome dalla dea greca, figlia di Zeus, dea della sapienza, delle arti e della guerra. Una birra al miele da 5 ° su base cream ale, quindi viene impiegato il mais in fiocchi,  con un colore chiaro e una bella schiuma bianca e cremosa,  all'assaggio si presenta  ben strutturata, con leggere note floreali date dal miele di Lupinella utilizzato in produzione

La Aglea prende il nome da un'altra dea greca, anch'essa figlia di Zeus, dea della bellezza, dello splendore, della gloria, della magnificenza e dell'ornamento, ed è la più giovane delle tre Cariti, successivamente note come Grazie nella mitologia romana. Questa birra è in stile IGA, dal basso grado alcolico pari a 5 ° Italian Grape Ale, ed è prodotta con mosto di uve moscato bianco della zona di Frisa (provincia di Chieti).
Color giallo oro, limpida e dal cappello di schiuma bianca fine e poco persistente.
Al naso bouquet floreale e agrumato, frutta gialla matura, classici dell'uva da moscato, vivace e molto equilibrata in bocca, si lascia bere bene. Davvero interessante.



Troviamo poi la Rale una Real Ale da 7 ° più corposa e strutturata,  color ambrato con riflessi rossastri e schiuma compatta e duratura.
Speziata al naso, cannella ma anche frutta sotto spirito, note agrumate, in bocca è ben maltata, corpo pieno, ancora agrumi e frutta sciroppata.

Troviamo poi la Bale una birra bionda da 5 °, color giallo paglierino, leggermente velata con schiuma bianca persistente.
Note erbacee e maltate, secca e più amara in bocca. Una semplicissima bionda adatta in ogni momento della giornata.

Infine la 2793, una White Ipa da 5,5 ° realizzata con il 100 % di prodotti abruzzesi. Luppoli coltivati nel teramano, grano Solina prodotto ai piedi della Majella e orzo auto prodotto.
Bionda, mi si presenta parecchio velata nel bicchiere con schiuma bianca cremosa.
Al naso risaltano note floreali ma anche speziate grazie all'impiego di pepe verde e buccia di limone.
In bocca è scorrevole, balsamica, rinfrescante, leggera nota citrica e piccante nel finale. Estiva.

Sono rimasto molto soddisfatto dalla Aglea, ottima interpretazione.

Ringrazio Francesco per i campioni e per la disponibilità. Prossimamente ci sarà la mia intervista per il Giornale della Birra. Restate collegati.




http://www.maiot.it/


mercoledì 3 febbraio 2021

Birrovagando per il Belgio: un libro che è molto più di un diario di viaggio!

                   


Oggi siamo in compagnia di Damiano, Riccardo e Luca, autori del libro  "Birrovagando per il Belgio", fresco di stampa che ci racconteranno com’è nata l’idea di scrivere un volume dedicato a questo paese dalla ricca tradizione brassicola, in esclusiva per il Giornale della Birra.

 

Ragazzi, ci raccontate chi siete e come vi siete appassionati alla birra?


Siamo tre ragazzi arcoresi sulla trentina, chi più, chi meno.
Nella vita facciamo i lavori più disparati, Damiano il restauratore, Riccardo è ingegnere chimico e Luca lavora nelle risorse umane. Quello che ci accomuna, oltre ad anni di amicizia è proprio la passione per la birra. Tutto nasce da “Peppo” a Colle Brianza. Quando alla fine dell’adolescenza si inizia a scegliere con più attenzione dove e cosa bere, abbiamo conosciuto questo locale e la figura istrionica di Lorenzo, che come un maestro, senza la boria e la spocchia degli intenditori, ci ha squadernato pian piano le diverse sfaccettature delle birre belghe.
 

In tutto c’è un perché. Come mai vi sta a cuore proprio il Belgio e non magari il Regno Unito o la Germania in quanto a birre e storia birraria?


Sia Damiano che Luca, hanno una formazione storico artistica, il Belgio per noi è quindi, prima che patria della birra, un prezioso scrigno d’arte. La patria del rinascimento fiammingo e un caposaldo del panorama castellano e abbaziale del medioevo europeo.
A questo si è aggiunta la conoscenza delle birre belghe. Lorenzo, proprietario di Peppo, è specializzato proprio in questa tipologia di birre e noi, formandoci sui suoi banchi, abbiamo mutuato questa predilezione. E’ anche una questione di affinità elettive inspiegabili… il carattere deciso, forte e caldo delle birre belghe ha incontrato da subito il nostro gusto.

 

                               

 

Quando nasce l’idea di scrivere un libro sul birrovagare in questo paese e cosa trova il lettore nel leggerlo?


Il libro nasce, come spesso accade nella vita, da una necessità. Non volendo fare la solita vacanza estiva a Riccione o all’Elba, decidemmo di cambiare e compiere un “pellegrinaggio” che ci permettesse di vedere da vicino i luoghi nei quali nascevano le nostre adorate birre. Giunto il momento di organizzare il viaggio ci rendemmo conto che non esistevano guide che trattassero questo particolare tipo di mete. Nelle guide di viaggio classiche non vi erano accenni ai birrifici (tranne per Chimay, unica contemplata del panorama belga), ma solo ai locali e alle birrerie.
Con l’aiuto di Lorenzo stendemmo dunque un itinerario e impostammo subito il viaggio nell’ottica della scrittura di una guida… tenendo taccuini alla mano e battendo anche 3/4 birrifici al giorno.
Le lunghe ricerche su orari e giorni di apertura e i suggerimenti maturati durante le visite volevamo potessero essere d’aiuto a chi, dopo di noi, volesse compiere un viaggio simile. La guida non si preoccupa perciò di scandagliare minuziosamente i più micraniosi dettagli sulle birre, i lieviti e i malti, argomento sul quale si sono spesi fiumi di parole e esistono svariate pubblicazioni; bensì dare al turista birrario le basi per poter scegliere un itinerario, senza tralasciare i capisaldi di alcune delle regioni belghe, o decidere cosa visitare qualora si trovasse già in vacanza in quei luoghi.
 

                               

 

Avrete sicuramente fatto innumerevoli viaggi, quale posto vi è rimasto nel cuore?


 Il posto che ci è rimasto più nel cuore è l’Abbaye de Orval a Florenville. La sensazione di pace, la bellezza del luogo e l’esperienza vissuta non ha per noi eguali. A differenza dei vari turisti mordi e fuggi noi abbiamo scelto di risiedere per un paio di giorni nel monastero condividendo la vita dei monaci. Questo ci ha permesso di provare sulla nostra pelle quello che è il contesto in cui nasce e dove viene consumata questa birra. La cena coi monaci è un momento indimenticabile. Durante la cena, sulle note dei canti gregoriani, viene servita la Petit Orval, una versione della Orval diversa da quella che tutti conosciamo, più leggera e senza etichettatura, pensata come un “pane quotidiano”. Risiedendo nell’abbaziasembra di tornare indietro nel tempo e si può assaporare il vero sapore della birra trappista.

 

                      

 

Scegliete tre birre del panorama brassicolo belga che almeno una volta nella vita  un appassionato deve assaggiare.


Per quanto detto precedentemente direi che sicuramente una birra che chiunque voglia conoscere il panorama brassicolo belga deve provare è la Orval. E’ una birra unica, nonché l’unica birra prodotta dai monaci dell’abbazia (per il commercio esterno), il che la rende così speciale e preziosa, una birra che ha una storia e una passione che si assapora in ogni sorso.
Altra birra imprescindibile, vuoi per il mito creato attorno ad essa, vuoi per le difficoltà a reperirla, vuoi ancora per il fatto che è stata anche riconosciuta tra le birre migliori al mondo… è la Westvleteren XII.
Siamo infine tutti d’accordo nel dover mettere tra le tre birre che consigliamo ad un appassionato almeno una Dupont… sarebbe scontato dire la Saison, madre di questo stile. Consigliamo invece la Bon Vouex. E’ sicuramente la nostra preferita del birrificio di Olivier; birra impegnativa per i suoi 9 gradi di cui ci si accorge solo dopo averla bevuta. Visti i tempi duri a causa del Covid non possiamo che brindare con questa birra che nel suo nome offre ai lettori un messaggio di speranza per l’anno nuovo.

Un grazie a Damiano, Riccardo e Luca per il libro e la disponibilità.