martedì 13 dicembre 2022

Birra Favorio: eccellenza artigianale di Favignana! Intervista


Oggi voliamo al sud, in Sicilia, nella bellissima Favignana. No, non è un post di viaggi, ma siamo qui per conoscere il giovane marchio isolano di Birra Favorio, grazie al suo creatore, Claudio.

Pasquale Claudio e benvenuto sul Giornale della Birra. Ci racconti chi sei e come e quando nasce Birra Favorio?

Mi chiamo Pasquale Claudio Tartamella e sono un giovane isolano di Favignana, laureato in ingegneria meccanica, adesso titolare di Favorio Artigianale Isolana. Cito il mio titolo di studi perché Birra Favorio affonda le radici della sua primissima genesi proprio durante gli anni del mio percorso universitario, a cavallo tra gli anni 2008-2016. Nei primi anni ero semplicemente un comunissimo bevitore, ma la passione per la birra si rafforza quando, verso la fine del 2011 inizio la mia più indimenticabile avventura come giocatore di rugby a Palermo, città dove studiavo e si sa che il binomio rugby-birra è uno tra i più affermati al mondo. In quegli stessi anni, nei pub di Favignana, approdavano le prime birre artigianali ed è così che, per pura curiosità, mi sono avvicinato a questo fantastico mondo fatto di sapori e aromi mai provati prima e che apprezzo sempre di più. Cominciano così le prime ricerche sulle varie ricette presenti e ogni volta che capitava , non perdevo l’occasione per assaggiarne sempre di nuove e particolari.  Così tra università, rugby e stagioni di lavoro estivo, arrivo agli ultimi mesi del 2016 quando, un mio amico, quasi per scherzo, mi propone di comprare un kit da homebrewing, di cui avevo sentito parlare dai miei compagni di squadra e provare a farmi la birra. Accetto e mi innamoro letteralmente, fin dalla prima cotta (con estratto luppolato) ed ho subito voglia di approfondire, tanto che, l’anno successivo, fine 2017, dopo aver visto un post sponsorizzato di un’azienda che mi era apparso su facebook, decido di andare da solo, a frequentare due corsi di birrificazione artigianale, di 1° e 2° livello, presso Isola del Liri, avventura fantastica che tengo nel cuore con grande emozione. Ecco come, da quella semplice e amichevole esperienza di birrificazione casalinga, dentro di me, il seme di quello che è oggi il progetto “Birra Favorio”, cominciò subito a germinare e a trovare sempre più terreno fertile.


                                               

 

Da dove nascono nome e logo e quali birre produci al momento?

Fin dalle prime cotte effettuate immediatamente dopo i corsi frequentati e proseguendo autonomamente i miei studi nel mondo della birra artigianale, apprendo la forte connotazione storica e territoriale di ogni singola ricetta. In particolare, dalle tradizioni celtiche e dei monaci belgi, vengo a conoscenza della possibilità di utilizzare svariati frutti, spezie ed erbe aromatiche, molte delle quali presenti nella mia terra, dunque l’idea è subito quella di realizzare un prodotto che sia pura espressione della mia isola. Ma confesso che in quanto al “nome”, inizialmente non avevo molta inventiva in merito, motivo per cui le prime ricette venivano nominate semplicemente come “Birra Favignana”. Intanto, man mano che procedevo con le varie cotte, facevo assaggiare le birre da me realizzate ad amici e parenti e raccoglievo le prime impressioni che si rivelavano essere assolutamente positive. Ma non mi fidavo al 100 % di questi pareri, motivo per cui, durante l’estate del 2018, decido di farle assaggiare anche ai turisti che incontravo in giro dopo il lavoro, riscontrando con grande entusiasmo, lo stesso apprezzamento ,  Penso dunque a fare il grande salto per approdare sul mercato, ma serviva un marchio che fosse degno di nota. Ne parlai con una mia amica, che all’epoca studiava marketing e comunicazione, la quale mi spiegò tutti i punti di forza che il nome di un marchio scientificamente forte dovesse avere, tra cui l’assoluta originalità, che poteva anche configurarsi mediante un vocabolo inventato. Fu così che, per la prima volta, dopo vari tentativi, prendendo spunto da vari marchi già presenti sull’isola, apparve nella mia mente la parola “Favorio”, composta da “fav”, radice del nome di Favignana, e “orio”, termine dialettale siciliano per “orzo”, e che differisce per una sola consonante dal nome del vento “favonio” da cui etimologicamente trae origine il nome dell’isola in cui vivo.

Mancava adesso il logo, un effige grafica in grado di rappresentare a pieno tutto ciò. Intanto continuo a perfezionare le ricette e cerco una soluzione per dar vita commerciale a questo progetto, soprattutto per stabilirne la produzione sull’isola, ma per via di diverse problematiche e cavilli burocratici, purtroppo questa soluzione non arrivava. Vola così tutto l’inverno tra il 2018 e il 2019,  con l’imminente nuova stagione estiva alle porte, riprendo con il lavoro da dipendente. Nel frattempo,  riesco, insieme ad una mia amica prossima alla laurea in architettura, a creare una prima bozza di logo che piace molto ad entrambi, ma qualcosa non ci convince. Quindi lascio un attimo in sospeso in attesa di una svolta decisiva. Svolta che non tarda ad arrivare. Era un giorno di settembre 2019 quando, in spiaggia, un ragazzo palermitano, che era rimasto sbalordito dagli abbinamenti delle mie birre con gli aromi isolani, mi chiede se il mio progetto avesse già un nome e un logo. Rispondo in maniera abbastanza vaga e non mi sbilancio molto in merito ma lui, gentilmente, mi dice che da anni lavorava nel marketing e nella creazione di loghi, mi dà tutta una serie di consigli a riguardo  e mi suggerisce di prendere spunto dal marchio dei Florio. Riporto il tutto alla mia amica e nell’ottobre 2019, deposito, presso l’UIBM, la domanda di registrazione del marchio Favorio così come si presenta oggi.

La varietà di birre artigianali che propongo è molto ampia, si va da una blonde ale a una russian imperial stout, ma tutte hanno in comune dei riferimenti, nel nome, nell’etichetta o negli aromi utilizzati, alle attività con cui si viveva nel passato o si vive ancora tutt’oggi qui nelle Egadi e lo slogan che le lega tutte quante insieme è “Ogni birra racconta una storia…”. Le birre che produco sono dunque:

–          “Cala Tilla” blonde ale derivante dalle primissime esperienze di birrificazione casalinga e che richiama l’attività economica ormai preminente, ossia quella del turismo: nome nato quasi per scherzo, ma che ho deciso di adottare proprio perché risulta avere il duplice proposito di richiamare le “cale” per cui le Egadi sono famose e quello di una sorta di invito – in siciliano – a berla (“calatilla!”, in italiano “calatela!” nel senso di “bevitela!”).

–          “Pirrera” weizen al finocchietto selvatico che richiama l’attività, che in passato ha dato sostentamento agli isolani, dell’estrazione del tufo dalle cave, qui chiamate “pirrere”.

–          “San Nicola” american pale ale all’arancia amara e rosmarino che prende il nome dalla zona archeologica di Favignana richiamando dunque tutta la storia antica delle Egadi legata ai Romani e alle guerre puniche. Lo sfondo dell’etichetta è infatti una raffigurazione della battaglia delle Egadi.

–          “Aria” tripel ai ficodindia che si riferisce ad un’altra attività che un tempo dava sostentamento agli isolani, ossia quella dell’agricoltura. Il nesso è un po’ più personale perché il nome deriva dal modo in cui mio nonno, coltivatore e allevatore, pronunciava la parola “aia”, zona adibita alla separazione dei chicchi di orzo o frumento da quella che è la paglia.

–          “Mattanza” belgian ale ai fichi secchi e timo che fa riferimento all’attività più famosa delle Egadi, ossia la pesca dei tonni, e quella tramite cui i Florio basarono la loro fiorente prosperità economica.

–          “San Giacomo” russian imperial stout alle carrube prende il nome del forte una volta adibito a carcere di massima sicurezza, che per molti anni ha dato lavoro a molte famiglie qui sull’isola (da solo contava più di 600 dipendenti) e al quale è legata della storia un po’ sconosciuta, forse proprio perché tra le più cupe della recente storia italiana: il carcere di Favignana, e in particolare il forte di San Giacomo, costruito dai Fenici e ripreso anche dai Borboni, ha visto tra i propri detenuti elementi come Renato Vallanzasca e i membri delle Brigate Rosse.

–          “Fenice” pilsner alle carrube, deriva dai primi esperimenti di aromatizzazione e, tra tutte, è quella che ho voluto dedicare di più alla storia di questa mia passione per la produzione di birra artigianale isolana. Facevo i primi esperimenti insieme a due miei amici a casa di mia nonna (casa che era vuota perché mia nonna viveva con i miei) quando, un giorno, il frigorifero prese fuoco dando origine ad un incendio che rese quella casa inutilizzabile per un bel po’ di tempo. Avevamo appena prodotto i nostri primi 100 litri di birra che stavano ancora fermentando nella camera da letto e che, fortunatamente, per via della porta di legno chiusa che aveva fatto da isolante, non avevano minimamente risentito di alcun aumento di temperatura dovuta dalle fiamme. Avevamo comprato un sacco di ingredienti per fare ancora altre prove e non avevamo più una casa a disposizione dove poterle produrre e terminare il lavoro già fatto con quei 100 litri già prodotti, al che, uno dei miei amici propose di ricavare uno spazio in un suo garage. Quindi ci trasferimmo lì e la prima birra che abbiamo prodotto subito dopo quell’incendio la chiamammo, appunto, “Fenice” proprio perché “risorgevamo dalle ceneri”. Nell’etichetta, infatti si può notare la raffigurazione di un portellone di un garage molto simile a quello in cui ai tempi ci siamo trasferiti.

 

                                                   

 Diverse birre con prodotti locali, quali altre birre vorresti realizzare prossimamente?

Stare di fronte ad una pentola che bolle, avere tra le mani diversi malti, luppoli, aromi, spezie e sentirne le varie fragranze è per me qualcosa di impagabile, ragion per cui, ogni anno, non posso fare a meno di cimentarmi in cotte di ricette sempre nuove e diverse. È esattamente questa curiosità e voglia di sperimentare, ciò che sta dietro alla realizzazione delle special edition come “Donna Franca” e “OriGinAle” che ho proposto negli ultimi due anni. Per quanto riguarda prossime ricette  , oltre a perfezionare quelle appena citate, mi affascinano molto le italian grape ale tramite cui vorrei coniugare la mia attività brassicola con i vini liquorosi storicamente presenti nella mia zona come il Marsala.

Una beer firm, isolana. Hai in programma di diventare birrificio? Cosa ti aspetti per il futuro?

Si esatto, la soluzione beer firm, che mi vede collaborare dal novembre 2019 con un birrificio trapanese, con il cui titolare si è ormai instaurato davvero un bel rapporto di amicizia, oltre che di mutuo scambio di conoscenze è finora l’unica che mi ha permesso di poter proporre commercialmente la mia idea di birre artigianali, ma, il mio sogno, come fin dall’inizio è sempre quello di poter realizzare un mio birrificio qui nella mia Favignana.

Per il futuro mi aspetto che il progetto mantenga il trend di crescita e di continuo apprezzamento che ho avuto il piacere di constatare in questi tre anni di attività e di poter ambire a proiettare Favorio verso nuove mete che vanno oltre la produzione in un birrificio di proprietà. I miei propositi a lungo termine, visti i tempi che corrono, mirano all’agricoltura, alla eco sostenibilità e all’economia circolare e a far sì che i giovani isolani che ogni anno vedo andar via per cercare fortuna altrove, siano sempre meno. Confesso che mi piace immaginarmi, tra una ventina d’anni come una sorta di reincarnazione di uno dei membri della famiglia Florio, con cui, ironia della sorte, Favorio fa rima.

 

                                                         

 

Un’ultima domanda. C’è una birra che ti ha colpito più di altre, oltre ad un luogo, in questi anni da appassionato?

Durante il mio ultimo viaggio a Budapest, nel novembre del 2019, città che mi ha veramente sorpreso per la sua bellezza, sia storica sia architettonica, e che, secondo me, è molto sottovalutata rispetto ad altre mete turistiche europee, mi è rimasta letteralmente scolpita nelle papille gustative una fantastica, anche se estrema, russian imperial bourbon coffee stout da 15,2%Vol bevuta in un pub ungherese che serviva soltanto birre artigianali alla spina, una più buona dell’altra.

Ringrazio di cuore pasquale Claudio per la disponibilità oltre che per gli assaggi.

Info : www.favorio.it




Tutto ciò che viene scritto e pubblicato in questo blog è frutto della mia esperienza personale, ciò che pubblico è una mia opinione.Nel caso alcuni contenuti dovessero causare problemi, vi chiedo gentilmente di contattarmi.