mercoledì 20 dicembre 2023

Birrificio Kalabra: da beerfirm a birrificio, espressione d’eccellenza di Calabria!


Oggi siamo in Calabria, provincia di Catanzaro per conoscere insieme a Sara, il progetto di Birra Kalabra. Birre, amari, biscotti e panettone al sapore di questa meravigliosa terra.


Benvenuti su Giornale della Birra, ci raccontate chi siete e come nasce la vostra passione per la birra?


Birra Kalabra attualmente è gestito da due soci, ingegneri entrambi, William, il suo fondatore e Sara, sua ex collega di università, che è entrata a far parte della società circa 3 anni fa. Sara si appassiona al mondo della birra artigianale seguendo alcuni corsi di degustazione. William è stato un entusiasta della birra da sempre; è partito gestendo un pub e portando le prime birre artigianali in Calabria per arrivare poi a svolgere ruoli commerciali per alcune importanti aziende.

 

Dove come e quando nasce il Birrificio Kalabra? Quando viene avviato il progetto?


Birra Kalabra nasce nel 2014. Nasce dalla passione di William per la birra e da un amore viscerale per la propria terra (che rifiuta fermamente di lasciare). Degli studi universitari William fà suoi i concetti e le teorie apprese durante il corso di laurea in ingegneria gestionale, ma è soprattutto dalla testardaggine che nasce Birra Kalabra. Viene avviata come beer firm ma da due anni è stato avviato il birrificio in loco.


                                        

 

Da cosa prende il nome il birrificio e com’é strutturato? 


Il nome è un omaggio alla nostra terra, la Calabria; con questo nome si vuole sia portare in alto il nome della Calabria, sia far sentire a casa tutti i Calabresi sparsi in giro per l’Italia e nel mondo che hanno il piacere di bere la nostra birra. Il birrificio ha una capacità produttiva di 5 hl, gestibile anche in doppia cotta. La produzione si aggira tra le 50 e 60 cotte l’anno. Lo staff comprende il mastro birrario, l’assistente alla produzione e un magazziniere, oltre a William che si occupa della parte finanziaria e commerciale e Sara della logistica e acquisti.

 

Quali birre avete attualmente in gamma e quali vorreste realizzare prossimamente? Avete anche una linea dedicata alla grande distribuzione?


Attualmente realizziamo 9 ricette, divise tra stili belga e stili americani. Principalmente in formato 33cl, ma realizziamo anche qualche ricetta in formato 75cl e in fusto. Alle ricette più tradizionali abbiamo affiancato ricette che utilizzano materie prime autoctone e così dall’unione del mondo birrario americano e la Calabria nasce la Kalabra Black Ipa con liquirizia di Calabria biologica; dall’unione del mondo belga e la Calabria sono nate la Kalabra bergamotto, una blanche dove al posto della scorza d’arancia è stata utilizzata quella di bergamotto e la Kalabra Honey, una belgian strong ale al miele, nella cui produzione impieghiamo miele delle Locride.

A queste si aggiungono due ricette attualmente fuori gamma ma che hanno avuto grande successo e che riproporremo sicuramente in futuro: la Kiwi, una blanche con purea di kiwi della piana di Gioia Tauro (che vanta il primato per la produzione di Kiwi in Italia) e la Saison che utilizza i fiori di sambuco, sempre reperito nella nostra regione). Attualmente non abbiamo una linea per la grande distribuzione, ma non la escludiamo. Siamo sempre in fermento e ci piacerebbe lanciare sul mercato nuove ricette che utilizzano spezie calabresi particolari, ma non diciamo nulla al riguardo per ovvi motivi!


                                       

 

Non solo birra, ma anche amari, biscotti e panettoni …


Sì, come puoi notare abbiamo un catalogo molto variegato, la birra è sempre il nostro core business ma ci piace stupire e offrire ai consumatori altri prodotti che sono strettamente correlati alla birra e che stuzzicano la loro curiosità e il loro palato. E infatti 4 anni fa abbiamo lanciato sul mercato calabrese per Natale il primo panettone artigianale alla birra, utilizzando la Kalabra Bergamotto. Ogni anno abbiamo richieste ben prima di Natale per cui è diventato una conferma del periodo natalizio. Riguardo gli amari e i biscotti diciamo che un prodotto tira l’altro, infatti l’idea dei biscotti è nata dopo aver realizzato gli Spirits (il primo è stato l’Amaro con distillato di birra, poi sono nati l’estratto di luppolo e l’amaro con estratto di luppolo) con l’intento di consumarli insieme a fine pasto, un po’ come il vino e i cantuccini. Un altro prodotto nuovo è una spalmabile alla birra, una crema dolce, a base di cioccolato. Abbiamo organizzato delle degustazioni in passato, l’idea dell’accostamento birra e cioccolato è piaciuta molto, così abbiamo pensato ad un prodotto che li unisse entrambi e da proporre ai consumatori.


                                               

Come vi approcciate sul mercato, siete molto attivi per quanto riguarda eventi e manifestazioni e merchandising? 


Sì, siamo molto attivi. Abbiamo organizzato diversi eventi presso la nostra sede, che hanno riscosso sempre molto successo; riguardo le manifestazioni cerchiamo di parteciparvi a quante possiamo nel corso dell’anno; di recente siamo stati al Salone deGusto a Rende. Come merchandising non mancano i nostri prodotti brandizzati, bicchieri, sottobicchieri e apribottiglie. In più abbiamo pensato ad una serie di astucci e box regalo che oltre ad essere “contenitori” di prodotti, sono un ottimo veicolo del nostro brand.


                                       

 

Guardiamo al futuro, cosa vi aspettate e dove volete arrivare? 


In futuro vogliamo continuare a fare ancora meglio quello che abbiamo sempre fatto. Quello che ci guida è sicuramente la voglia di rendere grande la nostra terra e rispondere ai bisogni dei consumatori che ricercano la qualità in primis ma anche prodotti originali. Puntiamo a fortificare il mercato nazionale e ci piacerebbe arrivare anche all’estero. Abbiamo già in ballo alcune trattative nel centro Europa, ma Kalabra non conosce confini, per cui chissà che tra un po’ di tempo non ci troviate negli scaffali Asia o America!

 

Ringrazio di cuore Sara e tutto lo staff di Birra Kalabra per gli assaggi e la disponibilità, a cui mandiamo i migliori auguri non solo di Natale, ma di una pronta e rapida ripresa.Forse non tutti sono al corrente del grave incendio e conseguenti danni subiti recemente dal birrificio.

Vi invito quindi a supportarli, magari proprio con un buon panettone, in vista del Natale e ovviamente lr loro birre.


Info e contatti: birrakalabra.it

giovedì 30 novembre 2023

Birrificio Scialandrone: artigianalità di Sardegna - Intervista



Ecco il mio ultimo articolo per il Giornale della Birra.

Oggi facciamo un salto in Sardegna, nel cagliaritano per farci aprire le porte per voi da Graziano del Birrificio Scialandrone. Buona lettura.


Ciao Graziano, ci racconti chi sei e come nasce la tua passione per la birra?


Mi chiamo Graziano Melis, cagliaritano di 56 anni che, dopo una ventina d’anni da operaio metalmeccanico, decide di cimentarsi a livello professionale con la produzione di birre artigianali. La passione nasce a partire dagli anni 80 del secolo scorso con le prime bevute delle cosiddette birre “speciali” e la scoperta delle prime etichette artigianali. Ma solo con i primi anni 2000 ho voluto approfondire la conoscenza della materia con corsi di degustazione a vari livelli e produzione casalinga con i kit per home brewer. Col tempo sono passato a migliorare sia le conoscenze tecniche che le varie strumentazioni casalinghe per la produzione all grain. Ho avuto modo di conoscere in quel periodo le realtà associative brassicole della mia regione facendo parte prima degli HBS di Cagliari e poi, come socio fondatore, di Fermento Sardo di Olbia di cui sono stato segretario e in seguito vice presidente.






Dove e quando nasce il Birrificio Birra Scialandrone?


Birra Scialandrone nasce nell’ottobre del 2014 come beer firm. Inizialmente ospitato per le mie produzioni presso il birrificio Horo di Sedilo, piccola ma dinamica realtà dell’Oristanese, dove il birraio ed amico Sergio Ciulu mi ha dato la possibilità di produrre in prima persona. Negli anni sono stato ospitato anche da altri birrifici, Hibu a Burago di Molgora in Brianza, Mediterraneo a Carbonia e Zemyna a Nuoro. Nel 2019 parte il progetto di acquisto dell’impianto di produzione e a giugno del 2020 partono le prime produzioni.




Da cosa prende il nome il birrificio e com’é strutturato?


Il nome Scialandrone è stato preso in prestito da un vecchio gioco di carte tipicamente cagliaritano. Nel logo vengono rappresentati dei tappi di birra che nel gioco venivano usati come segnapunti o fiches e tre carte, asso, sei e sette, che sono il punteggio più alto del gioco. Essendo io nato nel ‘67 mi sembrava che questa simbologia fosse la perfetta rappresentazione del mio brand. La struttura del birrificio è abbastanza semplice. Impianto da 500 litri a tre tini Polsinelli con alcune modifiche apportate nel tempo, e una cantina di 2000 litri su tre fermentatori per una produzione annua di 90/100 hl.

 

Quali birre produci attualmente e quali speri di realizzare prossimamente?


Attualmente produco 7 tipologie di birra. Una Saison da 5,5% Bagonki e una Blanche da 5% Brentemmongia per quanto riguarda il Belgio. Una pils da 4,9% Barrosa e una Heller Bock da 7,1 % Morti pillosa per la Germania. Una Bitter da 4,6 % Conchebbagna, una Stout da 4,6% Tzurrundeddu e una APA da 4,6% (12.4.70) per gli stili anglosassoni. 

Produciamo anche una birra in esclusiva per un locale di Cagliari, la Rainbow una pale ale da 4,8 %. Per il futuro sto progettando due nuove ricette, una Pale Ale e una Session. Non mi dispiacerebbe avere in gamma anche una Imperial Stout.

 



Guardiamo al futuro, cosa ti aspetti e dove vuoi arrivare?


Bella domanda. Per il futuro la speranza è quella di consolidare il nostro marchio, anche se i segnali che arrivano dal settore non sono particolarmente rosei. Però credo nei miei prodotti e ho riscontri positivi dai clienti, sia da quelli “navigati” che dai “neofiti” della birra. E questo è abbastanza per proseguire nel nostro progetto. Il prossimo obiettivo di Scialandrone è quello di lavorare per la creazione di una tap room o un locale di mescita delle nostre birre extra birrificio.


Un’ultima domanda, la più difficile. Ci sono una birra e un luogo che più ti stanno a cuore? 


Sicuramente negli anni sono passate tante birre e ho frequentato tanti pub, però ho una certezza per quanto riguarda il locale del cuore: Al Merlo Parlante di Cagliari, la prima birroteca della Sardegna. Vera e propria palestra per tutti gli appassionati di birra. Una scelta sconfinata tra bottiglie e spina dove trovare sempre le ultime novità e i nuovi birrifici. Per quanto riguarda la birra del cuore, anche qui potrei nominarne tante ma eleggo a mia preferita la XX birrer di De Ranke, soprattutto se alla spina.


Info e contatti: www.birrascialandrone.it/

mercoledì 2 agosto 2023

Dalle campagne marchigiane: Jester Birrificio Agricolo



Dopo avervi portato in Veneto, in provincia di Padova con il mio ultimo articolo sulla giovane beerfirm Hype Brewing, questa volta riscendiamo nelle Marche dopo tre anni ( allora vi avevevamo parlato del Birrificio Wallop di Jesi, Ancona ).

Siamo a Petritoli, in provincia di Fermo tra le colline dei Monti Sibillini e il Mare Adriatico; è qui che è attivo da diversi anni, il Birrificio Agricolo Jester.

Al comando Erri Morlacca, che ha ridato vita a due aziende agricole di famiglia, una a Rotella in provincia di Ascoli piceno e l'altra proprio dove sorge oggi il birrificio.

Entrambe dedite alla produzione di orzo, che poi una volta maltato, viene poi utilizzato nelle varie birre prodotte, ma non solo; a Rotella vi è anche un meleto con oltre 2000 piante di mela rossa dei Monti Sibillini, con cui viene prodotto sidro e aceto, presidio Slow Food Marche.

Erri inizia come semplice appassionato, per poi passare all'homebrewing e per iscriversi poi ad alcuni corsi del CERB e avviare dunque nel 2015 il prorprio birrificio.

Il birrificio é composto da una sala cotte Easybrau da 10 lh, quattro serbatoi isobarici da 14 hl e un fermentatore da 12 hl, imbottigliatrice automatica isobarica, mentre é prevista nei prossimi mesi una inlattinatrice, più una sala degustazioni interna e un grande beer garden esterno.

La produzione annua é di circa 500 hl, con birre in fusto e bottiglia in formati da 33, 50 e 75 cl.

Ogni birra impiega giustamente malto che proviene dai propri campi e fatto maltare in Italia, rigorosamente biologico, in percentuali diverse in base agli stili, visto che la gamma é composta da circa una ventina di referenze.

Inoltre diverse referenze hanno in ricetta altri ingredienti locali, i grani antichi come Solina e Saragolla, il melograno, anice verde, miele, ma anche mosto di vino di cantine vicine.

Veniamo alle birre, dove troviamo: Ailanto una Belgian Dark Strong Ale con miele di Ailanto, la Claroma, una fruit Ale con succo di Melograno, la Francisco in stile White Ipa con frumento Saragolla e avena autoprodotti, Lavandula, ovvero una Gose con fiori di Lavanda e sale dolce di Cervia, Solina, Blanche con frumento Solina, Lunaria é invece una Red Ipa, Pervinca una Golden sempre con malto aziendale come per tutte le altre birre.

Si continua con Catuai, una Coffee Stout con caffè Catuai delle torrefazione Perfero caffè, Lastesa una Hoppy Saison con frumento da popolazione evolitiva icarda in adattamento nel fermano, Monovasia è una Iga con mosto di Malvasia, Iride è una Imperial Ipa con manate di luppolo, Giuita una Ipl con frumenti antichi, Verbena Helles, Beerri Berliner Weisse, infine due edizioni speciali, con la Monovasia affinata 12 mesi in botti di rovere con un precedente passaggio di vino bianco ( trebbiano pecorino ) e la Koscia, una Fruit Ale passata 13 mesi in barrique con aggiunta di pere coscia della valle dell'Aso.

Infine come citato sopra un Sidro e un aceto di mele entrambi presidio Slow Food Marche.


Info e shop online: https://www.birrificiojester.it/




Bruxelles: la capitale della birra. Niccolo' Querci - Presentazione






Titolo: Bruxelles: la capitale della birra
Autore: Niccolo' Querci
Lunghezza: 312 pagine
Lingua: Italiano / Inglese
Data pubblicazione: 3 febbraio 2023


Disponibile su Amazon: LINK SHOP ( cliccare sul link )

Un libro dedicato interamente a una città, alle sue vie e ai suoi quartieri, stiamo parlando della città belga di Bruxelles, la capitale del Regno del Belgio.
E' questo il contenuto del libro scritto da Niccolo' Querci, bergamasco e laureato in relazioni Internazionali; vive e lavora a Bruxelles da oltre 10 anni.
Appassionato di birra ed in particolar modo alla trappista Orval, ha ottenuto la qualifica di Beer Sommelier presso la Beer&Cider Academy di Londra, membro di Cronache di Birra e fondatore di Taster Bruxelles, con cui orgaznizza tour e degustazioni in Belgio.
Vivere Bruxelles da italiano appassionato di birra, l'ha portato a scrivere un libro guida davvero molto dettagliato, adatto a tutti dai neofiti ai più esperti. 
Niccolo' vi prenderà per mano facendovi conoscere i 18 birrifici cittadini, oltre alle diverse beer firm brussellesi, senza dimenticare i migliori caffè o ristoranti presenti in città e nei quartieri limitrofi, con tanto di cartine e consigli sul come raggiungerli.


Ho visitato Bruxelles e la sua periferia una decina di volte, l'ultima nel Dicembre di ben nove anni fa, da allora di cose in campo birrario ne sono cambiate tanto, a partite dal numero dei birrifici presenti in città.
Ho chiuso gli occhi e mi sonogoduto il viaggio che Niccolo' ha saputo raccontarci in questo volume, ricco e dettagliato, con delle belle e interessanti interviste ai diversi birrifici.
Un libro davvero molto utile e di facile lettura per tutti gli appassionati che avranno voglia di partire per una prima volta ( o per farci ritorno come il sottoscritto ) nella Bruxelles birraria, una delle capitali indiscusse della birra a livello mondiale.
Un volumetto che non puo' certo mancare nella biblioteca di un appasionato di birra.







mercoledì 12 luglio 2023

Hype Brewing: dal padovano, una nuova beerfirm, molto promettente! Intervista




Ritorniamo in provincia di Padova, dove vi avevamo già fatto conoscere il Birrificio Monterosso e ultimamente i ragazzi di Atoms.
Oggi è la volta di conoscere assieme la giovane beerfirm Hype Brewing.


                                         

 

Chi si cela dietro al marchio Hype Brewing, come e quando siete nati?


Hype Brewing è composta da 5 ragazzi padovani: Nicolò, Gianluca, Thomas, Mattia e Daniele.
Gli ultimi due sono degli amici che hanno creduto nel progetto e hanno deciso di aiutarci finanziariamente, delegando l’amministrazione della società agli altri tre.
Siamo nati nel dicembre 2021, ma ovviamente la storia parte ben prima.
Nicolò, Thomas e Gianluca sono homebrewer da diversi anni, ognuno per conto suo e con il proprio impianto, condividendo esperimenti più o meno riusciti.
Nicolò a fine 2019 comincia il corso da birraio artigiano all’Accademia della Professioni, per poi concluderlo nel febbraio 2021 per i ritardi dovuti alla pandemia.
Aprire una propria realtà è un’idea che Nicolò ha già da tempo, così durante il matrimonio di Gianluca coglie l’occasione e fa la sua proposta allo sposo e Thomas: “apriamo un beerfirm”, con l’idea di crescere ed arrivare ad avere poi un impianto di proprietà.
Da quel momento abbiamo iniziato unendo i nostri impianti casalinghi per produrre cotte “pilota”, abbiamo trovato poi aiuto in Daniele e Mattia, e abbiamo trovato in Qubeer e Stefano Bisogno un birrificio con la possibilità di produrre le nostre ricette.
Dal 2023 abbiamo cominciato a collaborare anche con  Busa dei Briganti e a produrre sui Colli Euganei.



                                           


Da dove nascono nome e logo e quali birre avete in gamma al momento?


Il nome “Hype” nasce un po’ dal nostro approccio produttivo e dall’idea che se non siamo noi i primi a essere gasati all’idea di produrre, non ha senso farlo.
Noi vediamo l’Hype nella sua nota positiva, ovvero di qualcosa che porta eccitazione, voglia di sperimentare e provare, di migliorare sempre. Ci rappresenta.


Il nostro storico si compone di 9 referenze, disponibili a rotazione:

-Answer, Kellerbier
-Flash, Italian Pilsner
-Chosen One, Munich Helles
-Magic, Blanche
-Innit, Bitter in collaborazione con Qubeer
-Rafiki, Irish Stout in collaborazione con Atoms Brewing
-Hillside, Session IPA
-Gold Rush, DDH IPA
-Mamba, Pacific IPA


                                        


Sono previste nuove birre o qualche collaborazione?


Abbiamo in previsione, verso la fine dell’estate, di produrre nuovamente Chosen One, modificandone leggermente la ricetta rendendola, stilisticamente, una Marzen, così da avere anche una birra ambrata tedesca in gamma.
Siamo inoltre in contatto con alcune realtà per eventuali collaborazioni future.



                                           

 

Avete puntato sulle lattine, ed inoltre vedo con piacere che su ogni latta c’è oltre ad una piccola descrizione del prodotto anche quali malti, luppoli, lievito e altri ingredienti usati.
Quanto è importante per voi comunicare col cliente?


Le lattine sono da sempre state la nostra prima scelta (nonostante per esigenze produttive le nostre prime due birre fossero  in bottiglia) per qualità produttiva, conservazione e logistica, oltre che per l’aspetto grafico, a cui teniamo molto perché noi per primi siamo collezionisti di lattine.

Per noi è fondamentale che il cliente, sia esso un bevitore navigato o una persona che sta muovendo i primi passi verso l’artigianale, possa trovare nelle nostre etichette chiarezza, semplicità ma anche dettaglio.

Il trafiletto “for the geeks”, che indica le varietà di ingredienti utilizzate, nasce dalla volontà di condividere con i nerd come noi le nostre ricette, perché per noi non ci sono segreti: troviamo sia inutile custodire gelosamente ricette e ingredienti…poichè sappiamo perfettamente che una birra non è solo la somma dei suoi ingredienti, ma è caratterizzata da così tanti elementi che riprodurla uguale in un impianto diverso, con un birraio diverso, è improbabile.



                                             

 

Dove volete arrivare e quali sogni avete nel cassetto?


L’obiettivo è quello di riuscire finalmente ad avere un nostro impianto, per cominciare a produrre direttamente le nostre birre e magari riuscire ad aprire un brewpub, dove avere una proposta culinaria in linea con le nostre idee.

 

Ultima domanda; la più difficile. Scegliete una birra e/o un luogo, birrificio che vi é rimasto a cuore che non sia Hype brewing.


Nicolò: potrei elencarne 200, ma dico Guerrilla for Passion, una tap Crak prodotta nel 2017 solo per la taproom di Crak ancora ai suoi albori, è la birra che mi ha fatto innamorare definitivamente del luppolo e che mi ha fatto dire “ok, voglio lavorare in questo mondo”.

Thomas: da padovano penso sia difficile non trovare in Cr/ak qualcosa che ha lasciato il segno. Sarà una risposta semplice e quasi nostalgica, ma la prima Guerrilla e i primi festival di Cr/ak sono uno dei più bei ricordi del mondo craft beer che conservo.

Gianluca: al mio matrimonio avevo portato lattine di 3 birrifici, Alder, Crak e Liquida. Mi rimarrà per sempre il ricordo della “Karpfen” di Alder e “Un estate amara” di Liquida in quel caldo 24 Luglio 2021. Per il luogo, da buon padovano mi risulta difficile non menzionare il Woodscrak, ricordi ed emozioni indimenticabili.


                                       

Info e contatti:  www.hypebrewing.it

martedì 18 aprile 2023

Dalle birre in botti a marchio Bella'Mbriana, ai Gin. Nascono le Officine Alkemiche Spirits, dedite al Gin ma non solo.






Sono passati cinque anni, da quando vi avevo raccontato la storia del Birrificio Bella'Mbriana, del suo birraio e fondatore Prisco e delle sue birre passate in botte.
Adesso cinque anni dopo il nuovo progetto ben avviato della distilleria Officine Alkemiche Spirits con sede a Nocera Inferiore in provincia di Salerno, conosciamolo assieme.


Ciao Prisco e bentornato sul Giornale della Birra. L'ultima volta avevamo parlato del tuo birrificio Bella' Mbriana, oggi invece parleremo della tua ultima creazione, Officine Alkemiche Spirits Co. una piccola distilleria.Cominciamo con la tua storia e come e quando nasce questo progetto?


Ciao Christian, esatto e grazie per esserti nuovamente interessato al mio nuovo giocattolo.
Il progetto della distilleria nasce un po', come logica conseguenza dell’esperienza precedente, driguardante la maturazione e affinamento della birra in botte e da lì è nata l'idea di maturare un distillato. Nel 2019 ho frequentato il corso della Regione Veneto Mastro Distillatore presso l'Istituto Cerletti di Conegliano. Poco dopo la conclusione del corso ci sono state le varie chiusure per il covid; mesi in cui siamo stati fermi con il birrificio. Da lì ho deciso di accelerare sulla realizzazione di questo progetto. Tempo da impiegare, purtroppo ne abbiamo avuto. Così mi sono interfacciato con le dogane per tutto ciò che riguardava la predisposizione delle pratiche burocratiche, nel frattempo ho scelto ed acquistato un alambicco, da lì l'autorizzazione e via con le prime prove.  


Come mai hai scelto proprio di partire con i Gin ?


Perché il gin è uno dei distillati pronti che maggiormente si presta a raccontare lo straordinario territorio italiano.


Quali ingredienti usi e che prodotti realizzi attualmente nella tua distilleria ?


Gli ingredienti che vengono utilizzati sono principalmente botaniche del nostro territorio come gli agrumi, erbe aromatiche e qualche spezia dal mondo. Per quanto riguarda gli agrumi utilizziamo le arance dolci paganesi del Parco Regionale dei Monti Lattari e i limoni “lo sfusato amalfitano IGP” della Costiera Amalfitana. I prodotti che attualmente produciamo sono: gin, amaro e distillati, prodotti che hanno ottenuto già dei riconoscimenti e sono presenti nella guida Spirito Autoctono.




Quale tra questi prodotti ti ha dato più soddisfazione?


I nostri prodotti sono come i figli: ognuno a modo suo ti gratifica e ti dà soddisfazione!


Quanto ci è voluto per realizzare il tutto e partire con la produzione? Com'è strutturata la distilleria?


La distilleria ha uno spazio laboratoriale ed un punto di accoglienza e degustazione. Per quanto riguarda il laboratorio di produzione abbiamo un alambicco da 120 lt modulare che mutaforma a seconda delle esigenze di distillazione e due alambicchi Pot Still in rame a fiamma diretta che vengono utilizzati per la distillazione di alcune specifiche botaniche.
In più c'è il nuovo impianto chev lavora in camicia di vapore per adesso, appena mettiamo i pannelli fotovoltaici sarà convertito in green; con due serbatoi da 600 che possono essere utilizzati in concomitanza o singolarmente, con o senza ginbasket a seconda di cosa si stia distillando.
Le colonne sono in acciaio esternamente, mentre internamente vi sono posizionati dei dispositivi in rame che fungono da piatti.




Ultimamente in Italia stanno nascendo tante nuove distillerie e diversi si stanno cimentando nella produzione di Whisky. Quali progetti hai in cantiere e cosa dobbiamo aspettarci dalle Officine Alkemiche?


Ben vengano le new entry e le sperimentazioni, sono un arricchimento per tutti! Per quello che concerne i progetti futuri di Officine Alkemiche Spirits, al primo posto c'è sempre la sperimentazione di nuovi prodotti, di nuove tecniche di affinamento in botte ovviamente senza mai prescindere dalla territorialità. Whisky? Perché no. Si può prendere seriamente in considerazione. 


Quali sono i tuoi consigli per godersi al meglio un Gin ?


Ricetta: Buon gin, magari un di quelli di Officine Alkemiche Spirits, una tonica eccelsa, ottimo ghiaccio, compagnia giusta, atmosfera rilassata e musica in sottofondo.




Ringrazio Prisco per la disponibilità oltre che per gli ottimi assaggi.




Info: https://www.officinealkemiche.it/


giovedì 30 marzo 2023

Birrificio Sociale Bàgolo: da beer firm a birrificio, un sogno che cresce in grande!


E` passato poco più di un anno da quando abbiamo intervistato Michele Montanari , birraio del Birrificio Sociale Bàgolo, a metà strada tra le città di Verona e Vicenza, con la promessa che ci saremmo risentiti una volta che fossero  diventati birrificio a tutti gli effetti , con un proprio impianto.
Promessa mantenuta , visto che dopo un inizio da beer firm, da qualche mese all`interno della Cooperativa Sociale Monteforte il Fiore, è stato installato un vero impianto di produzione.


                                

 

Michele ben tornato sul Giornale della Birra. Ci eravamo lasciati, quando ancora eravate una beer firm, ma con in testa il sogno di avere un proprio impianto.
Com’è strutturato il birrificio ?


Esatto, ben detto, dunque il birrificio ha una caldaia Soci’s a due tini da 250 L con due fermentatori isobarici, uno da 300 e l’altro da 600 L , con mulino, etichettatrice e imbottigliatrice manuali.

 

                                


Ci saranno novità per quanto riguarda la Vostra gamma ?


La prima cotta di prova è stata una Stout, una mia ricetta storica da homebrewer che spero verrà poi affiancata alle birre già esistenti che sono : la Kolosso una German Ale da 5 ° prodotta con malto locale, la Oh Issa una Session Ipa da 5.1 ° con impiego della melissa e la Robin una Irish Red Ale da 4.4.
La scelta è anche quella di diventare un birrificio a km zero, usando in produzione malti locali, luppolo e frutta, in particolare il mosto d’uva, essendo la sede in una zona  vinicola tra le più importanti d’Italia, per realizzare una Iga e la voglia di sperimentare, passando da fermentazioni miste a birre maturate in botte con quindi una piccola bottaia, affiancando poi dei e infine idromeli.


                  

 

Tanta voglia di sperimentare insomma. Altri progetti in cantiere ?


Vorremmo realizzare uno spaccio per le vendite e un locale di mescita, magari non propriamente annesso al birrificio, ma in una zona con un afflusso maggiore di avventori, spero entro il 2024, ma non mi sbilancio, oltre come già detto sopra sperimentare nuove birre e ricette.


                                  



Un’ultima domanda. Dove e come vengono e verranno impiegati i ragazzi in birrificio ?


Durante la cotta, nelle fasi meno critiche, insegnando loro le diverse fasi della produzione, della pulizia, ma anche nell’etichettatura e imbottigliamento.
Inoltre  quando faremo birre alla frutta o sidri, vorremmo coinvolgere i ragazzi nella raccolta delle mele o altri frutti, con l’obiettivo di introdurli poi nello spaccio o nel locale di mescita a stretto contatto con il cliente, un ottimo modo di fare inserimento sociale, come per gli eventi a cui serviamo birra.

 

Info : www.birrificiobagolo.it

venerdì 27 gennaio 2023

Luvertin: il birrificio agricolo, tra i vigneti di Barbera e Moscato!




Oggi siamo nella campagna alessandrina, dove da un paio di anni è attivo il Birrificio Luvertin dei fratelli Botto. Conosciamolo meglio grazie a Marco.

 

Ciao Marco e benvenuti sul Giornale della Birra. Ci racconti chi siete e come e quando nasce il Birrificio Luvertin?


A gestire il birrificio siamo io Marco e mio fratello Davide Botto.
Il birrificio nasce in campagna di Terzo, comune della provincia di Alessandria in cui ha sede l’azienda agricola di proprietà su cui poggia la base agricola del marchio: dodici ettari di vigne destinate principalmente a uve barbera e moscato d’Asti, un’altra decina dedicata alla coltivazione di pioppi e un paio coltivati ad orzo distico, lo stesso che entra poi nel processo produttivo.
Il nostro birrificio nasce nel 2020 ma la sua idea risale a ormai a parecchi anni fa, quando mossi dalla passione per la birra artigianale abbiamo prima iniziato con l’homebrewing e poi con l’idea di mettere in piedi il nostro progetto. così dopo diverse esperienze lavorative  nel mondo vinicolo io, e il corso da birraio e il lavoro presso il Birrificio Cane di Guerra di mio fratello nel 2019, dopo aver preso in mano l’azienda agricola di famiglia siamo finalmente partiti con il progetto, per arrivare a marzo del 2020 a fare la nostra prima cotta.

 

                                         


Da dove nasce il nome e quali birre produci al momento?

Siamo dunque un birrificio agricolo, che si coltiva l’orzo da usare come malto nelle sue ricette.
Volevamo un nome che ci legasse al territorio ma che allo stesso tempo svecchiasse l’idea legata all’agricoltura tradizionale, così abbiamo preso il nome dialettale che si da al luppolo selvatico che nasce nelle nostre zone e lo abbiamo fatto nostro. Luvertin appunto.

Al momento abbiamo in gamma una Hoppy Session Ale, un’American Ipa, una DDH Session Ipa, una Witbier, una Tripel belga, che è anche la più alcolica che produciamo, una California Common e infine l’ultima nata, una Pils.


                                                            

 

Com’è strutturato il Birrificio, avete anche una tap room ?


La struttura del birrificio è semplicissima, si basa su due persone, mio fratello Davide ed io. Impianto da 10 hl, con possibilità di fare doppia cotta, un CIP di lavaggio, quattro fermentatori refrigerati da 20HL ed un dissolutore. Una cella calda per la rifermentazione ed una cella frigo per lo stoccaggio e un’ inlattinatrice completano lo stabilimento produttivo.
Al momento non abbiamo una tap room.
Lui è il birraio capo, io l’aiuto birraio. Le nostre birre nascono da idee e gusti condivisi, quali birre realizzare, che caratteristiche devono avere, poi lui mette giù la ricetta vera e propria mentre io ne tiro fuori un nome e ne seguo lo sviluppo grafico. Insieme poi seguiamo la parte commerciale e tutto ciò che ruota intorno al birrificio. Senza mai dimenticare il lavoro agricolo.

 

 

                                           

 

Birrificio agricolo, dunque, relativamente giovane. Quali progetti avete e dove volete arrivare in futuro?

Dopo l’avvio del nostro progetto e dopo una pandemia e una crisi economica, speriamo di riuscire nel breve periodo ad affermarci come birrificio, sempre restando fedeli a ciò che siamo e a quella che è la nostra filosofia.

Speriamo in un 2023 di svolta e di rivincita, per poter realizzare diverse idee che abbiamo in mente, tra cui il progetto di aprire una tap room, o comunque un nostro locale.

 

Si ringraziano Marco e Davide per la disponibilità e gli assaggi.

 

 

Info : www.birrificioluvertin.com