martedì 13 dicembre 2022

Birra Favorio: eccellenza artigianale di Favignana! Intervista


Oggi voliamo al sud, in Sicilia, nella bellissima Favignana. No, non è un post di viaggi, ma siamo qui per conoscere il giovane marchio isolano di Birra Favorio, grazie al suo creatore, Claudio.

Pasquale Claudio e benvenuto sul Giornale della Birra. Ci racconti chi sei e come e quando nasce Birra Favorio?

Mi chiamo Pasquale Claudio Tartamella e sono un giovane isolano di Favignana, laureato in ingegneria meccanica, adesso titolare di Favorio Artigianale Isolana. Cito il mio titolo di studi perché Birra Favorio affonda le radici della sua primissima genesi proprio durante gli anni del mio percorso universitario, a cavallo tra gli anni 2008-2016. Nei primi anni ero semplicemente un comunissimo bevitore, ma la passione per la birra si rafforza quando, verso la fine del 2011 inizio la mia più indimenticabile avventura come giocatore di rugby a Palermo, città dove studiavo e si sa che il binomio rugby-birra è uno tra i più affermati al mondo. In quegli stessi anni, nei pub di Favignana, approdavano le prime birre artigianali ed è così che, per pura curiosità, mi sono avvicinato a questo fantastico mondo fatto di sapori e aromi mai provati prima e che apprezzo sempre di più. Cominciano così le prime ricerche sulle varie ricette presenti e ogni volta che capitava , non perdevo l’occasione per assaggiarne sempre di nuove e particolari.  Così tra università, rugby e stagioni di lavoro estivo, arrivo agli ultimi mesi del 2016 quando, un mio amico, quasi per scherzo, mi propone di comprare un kit da homebrewing, di cui avevo sentito parlare dai miei compagni di squadra e provare a farmi la birra. Accetto e mi innamoro letteralmente, fin dalla prima cotta (con estratto luppolato) ed ho subito voglia di approfondire, tanto che, l’anno successivo, fine 2017, dopo aver visto un post sponsorizzato di un’azienda che mi era apparso su facebook, decido di andare da solo, a frequentare due corsi di birrificazione artigianale, di 1° e 2° livello, presso Isola del Liri, avventura fantastica che tengo nel cuore con grande emozione. Ecco come, da quella semplice e amichevole esperienza di birrificazione casalinga, dentro di me, il seme di quello che è oggi il progetto “Birra Favorio”, cominciò subito a germinare e a trovare sempre più terreno fertile.


                                               

 

Da dove nascono nome e logo e quali birre produci al momento?

Fin dalle prime cotte effettuate immediatamente dopo i corsi frequentati e proseguendo autonomamente i miei studi nel mondo della birra artigianale, apprendo la forte connotazione storica e territoriale di ogni singola ricetta. In particolare, dalle tradizioni celtiche e dei monaci belgi, vengo a conoscenza della possibilità di utilizzare svariati frutti, spezie ed erbe aromatiche, molte delle quali presenti nella mia terra, dunque l’idea è subito quella di realizzare un prodotto che sia pura espressione della mia isola. Ma confesso che in quanto al “nome”, inizialmente non avevo molta inventiva in merito, motivo per cui le prime ricette venivano nominate semplicemente come “Birra Favignana”. Intanto, man mano che procedevo con le varie cotte, facevo assaggiare le birre da me realizzate ad amici e parenti e raccoglievo le prime impressioni che si rivelavano essere assolutamente positive. Ma non mi fidavo al 100 % di questi pareri, motivo per cui, durante l’estate del 2018, decido di farle assaggiare anche ai turisti che incontravo in giro dopo il lavoro, riscontrando con grande entusiasmo, lo stesso apprezzamento ,  Penso dunque a fare il grande salto per approdare sul mercato, ma serviva un marchio che fosse degno di nota. Ne parlai con una mia amica, che all’epoca studiava marketing e comunicazione, la quale mi spiegò tutti i punti di forza che il nome di un marchio scientificamente forte dovesse avere, tra cui l’assoluta originalità, che poteva anche configurarsi mediante un vocabolo inventato. Fu così che, per la prima volta, dopo vari tentativi, prendendo spunto da vari marchi già presenti sull’isola, apparve nella mia mente la parola “Favorio”, composta da “fav”, radice del nome di Favignana, e “orio”, termine dialettale siciliano per “orzo”, e che differisce per una sola consonante dal nome del vento “favonio” da cui etimologicamente trae origine il nome dell’isola in cui vivo.

Mancava adesso il logo, un effige grafica in grado di rappresentare a pieno tutto ciò. Intanto continuo a perfezionare le ricette e cerco una soluzione per dar vita commerciale a questo progetto, soprattutto per stabilirne la produzione sull’isola, ma per via di diverse problematiche e cavilli burocratici, purtroppo questa soluzione non arrivava. Vola così tutto l’inverno tra il 2018 e il 2019,  con l’imminente nuova stagione estiva alle porte, riprendo con il lavoro da dipendente. Nel frattempo,  riesco, insieme ad una mia amica prossima alla laurea in architettura, a creare una prima bozza di logo che piace molto ad entrambi, ma qualcosa non ci convince. Quindi lascio un attimo in sospeso in attesa di una svolta decisiva. Svolta che non tarda ad arrivare. Era un giorno di settembre 2019 quando, in spiaggia, un ragazzo palermitano, che era rimasto sbalordito dagli abbinamenti delle mie birre con gli aromi isolani, mi chiede se il mio progetto avesse già un nome e un logo. Rispondo in maniera abbastanza vaga e non mi sbilancio molto in merito ma lui, gentilmente, mi dice che da anni lavorava nel marketing e nella creazione di loghi, mi dà tutta una serie di consigli a riguardo  e mi suggerisce di prendere spunto dal marchio dei Florio. Riporto il tutto alla mia amica e nell’ottobre 2019, deposito, presso l’UIBM, la domanda di registrazione del marchio Favorio così come si presenta oggi.

La varietà di birre artigianali che propongo è molto ampia, si va da una blonde ale a una russian imperial stout, ma tutte hanno in comune dei riferimenti, nel nome, nell’etichetta o negli aromi utilizzati, alle attività con cui si viveva nel passato o si vive ancora tutt’oggi qui nelle Egadi e lo slogan che le lega tutte quante insieme è “Ogni birra racconta una storia…”. Le birre che produco sono dunque:

–          “Cala Tilla” blonde ale derivante dalle primissime esperienze di birrificazione casalinga e che richiama l’attività economica ormai preminente, ossia quella del turismo: nome nato quasi per scherzo, ma che ho deciso di adottare proprio perché risulta avere il duplice proposito di richiamare le “cale” per cui le Egadi sono famose e quello di una sorta di invito – in siciliano – a berla (“calatilla!”, in italiano “calatela!” nel senso di “bevitela!”).

–          “Pirrera” weizen al finocchietto selvatico che richiama l’attività, che in passato ha dato sostentamento agli isolani, dell’estrazione del tufo dalle cave, qui chiamate “pirrere”.

–          “San Nicola” american pale ale all’arancia amara e rosmarino che prende il nome dalla zona archeologica di Favignana richiamando dunque tutta la storia antica delle Egadi legata ai Romani e alle guerre puniche. Lo sfondo dell’etichetta è infatti una raffigurazione della battaglia delle Egadi.

–          “Aria” tripel ai ficodindia che si riferisce ad un’altra attività che un tempo dava sostentamento agli isolani, ossia quella dell’agricoltura. Il nesso è un po’ più personale perché il nome deriva dal modo in cui mio nonno, coltivatore e allevatore, pronunciava la parola “aia”, zona adibita alla separazione dei chicchi di orzo o frumento da quella che è la paglia.

–          “Mattanza” belgian ale ai fichi secchi e timo che fa riferimento all’attività più famosa delle Egadi, ossia la pesca dei tonni, e quella tramite cui i Florio basarono la loro fiorente prosperità economica.

–          “San Giacomo” russian imperial stout alle carrube prende il nome del forte una volta adibito a carcere di massima sicurezza, che per molti anni ha dato lavoro a molte famiglie qui sull’isola (da solo contava più di 600 dipendenti) e al quale è legata della storia un po’ sconosciuta, forse proprio perché tra le più cupe della recente storia italiana: il carcere di Favignana, e in particolare il forte di San Giacomo, costruito dai Fenici e ripreso anche dai Borboni, ha visto tra i propri detenuti elementi come Renato Vallanzasca e i membri delle Brigate Rosse.

–          “Fenice” pilsner alle carrube, deriva dai primi esperimenti di aromatizzazione e, tra tutte, è quella che ho voluto dedicare di più alla storia di questa mia passione per la produzione di birra artigianale isolana. Facevo i primi esperimenti insieme a due miei amici a casa di mia nonna (casa che era vuota perché mia nonna viveva con i miei) quando, un giorno, il frigorifero prese fuoco dando origine ad un incendio che rese quella casa inutilizzabile per un bel po’ di tempo. Avevamo appena prodotto i nostri primi 100 litri di birra che stavano ancora fermentando nella camera da letto e che, fortunatamente, per via della porta di legno chiusa che aveva fatto da isolante, non avevano minimamente risentito di alcun aumento di temperatura dovuta dalle fiamme. Avevamo comprato un sacco di ingredienti per fare ancora altre prove e non avevamo più una casa a disposizione dove poterle produrre e terminare il lavoro già fatto con quei 100 litri già prodotti, al che, uno dei miei amici propose di ricavare uno spazio in un suo garage. Quindi ci trasferimmo lì e la prima birra che abbiamo prodotto subito dopo quell’incendio la chiamammo, appunto, “Fenice” proprio perché “risorgevamo dalle ceneri”. Nell’etichetta, infatti si può notare la raffigurazione di un portellone di un garage molto simile a quello in cui ai tempi ci siamo trasferiti.

 

                                                   

 Diverse birre con prodotti locali, quali altre birre vorresti realizzare prossimamente?

Stare di fronte ad una pentola che bolle, avere tra le mani diversi malti, luppoli, aromi, spezie e sentirne le varie fragranze è per me qualcosa di impagabile, ragion per cui, ogni anno, non posso fare a meno di cimentarmi in cotte di ricette sempre nuove e diverse. È esattamente questa curiosità e voglia di sperimentare, ciò che sta dietro alla realizzazione delle special edition come “Donna Franca” e “OriGinAle” che ho proposto negli ultimi due anni. Per quanto riguarda prossime ricette  , oltre a perfezionare quelle appena citate, mi affascinano molto le italian grape ale tramite cui vorrei coniugare la mia attività brassicola con i vini liquorosi storicamente presenti nella mia zona come il Marsala.

Una beer firm, isolana. Hai in programma di diventare birrificio? Cosa ti aspetti per il futuro?

Si esatto, la soluzione beer firm, che mi vede collaborare dal novembre 2019 con un birrificio trapanese, con il cui titolare si è ormai instaurato davvero un bel rapporto di amicizia, oltre che di mutuo scambio di conoscenze è finora l’unica che mi ha permesso di poter proporre commercialmente la mia idea di birre artigianali, ma, il mio sogno, come fin dall’inizio è sempre quello di poter realizzare un mio birrificio qui nella mia Favignana.

Per il futuro mi aspetto che il progetto mantenga il trend di crescita e di continuo apprezzamento che ho avuto il piacere di constatare in questi tre anni di attività e di poter ambire a proiettare Favorio verso nuove mete che vanno oltre la produzione in un birrificio di proprietà. I miei propositi a lungo termine, visti i tempi che corrono, mirano all’agricoltura, alla eco sostenibilità e all’economia circolare e a far sì che i giovani isolani che ogni anno vedo andar via per cercare fortuna altrove, siano sempre meno. Confesso che mi piace immaginarmi, tra una ventina d’anni come una sorta di reincarnazione di uno dei membri della famiglia Florio, con cui, ironia della sorte, Favorio fa rima.

 

                                                         

 

Un’ultima domanda. C’è una birra che ti ha colpito più di altre, oltre ad un luogo, in questi anni da appassionato?

Durante il mio ultimo viaggio a Budapest, nel novembre del 2019, città che mi ha veramente sorpreso per la sua bellezza, sia storica sia architettonica, e che, secondo me, è molto sottovalutata rispetto ad altre mete turistiche europee, mi è rimasta letteralmente scolpita nelle papille gustative una fantastica, anche se estrema, russian imperial bourbon coffee stout da 15,2%Vol bevuta in un pub ungherese che serviva soltanto birre artigianali alla spina, una più buona dell’altra.

Ringrazio di cuore pasquale Claudio per la disponibilità oltre che per gli assaggi.

Info : www.favorio.it




Tutto ciò che viene scritto e pubblicato in questo blog è frutto della mia esperienza personale, ciò che pubblico è una mia opinione.Nel caso alcuni contenuti dovessero causare problemi, vi chiedo gentilmente di contattarmi.

mercoledì 9 novembre 2022

Atoms Brewing - Intervista


Oggi vi portiamo in provincia di Padova, dove da poco meno di due anni, è attivo il marchio Atoms Brewing. Grazie a Federico, uno dei soci, vi portiamo a conoscere questa giovane realtà.

 

Ciao ragazzi e benvenuti sul Giornale della Birra. Chi si cela dietro al marchio Atoms, come e quando siete nati?

Siamo 4 ragazzi padovani, dai 26 ai 30 anni, appassionati di birra artigianale. Da sempre curiosi, da sempre in movimento, abbiamo iniziato a studiare i processi produttivi e girare Italia ed Europa una decina di anni fa. Abbiamo quattro personalità estremamente diverse ma (fortunatamente) complementari. Io (Federico) sono probabilmente il più nerd. Ingegnere ambientale di professione, mi occupo della stesura delle ricette e della gestione dei social, oltre che studiare continuamente processi produttivi e materie prime. Gianluca A., psicologo di formazione e digital advisor, segue il commerciale. Alberto, ingegnere elettrico, segue la parte logistica e informatica. Infine Gianluca B., libero professionista, si occupa di logistica e produzione.

Abbiamo un background simile a molti altri nel settore: abbiamo frequentato corsi, partecipato come volontari a vari festival in Italia ed Europa (EurHop, Woodscrak, MASH etc) e chiaramente, abbiamo iniziato a spignattare in taverna. Cotta dopo cotta, come ogni homebrewer, abbiamo affinato tecniche e ricette continuando senza sosta a studiare. Dopo qualche anno di birre da lavandino e birre che ci hanno entusiasmati, abbiamo deciso di provare a produrre qualche litro in più e, a dicembre 2020, in piena pandemia, abbiamo deciso di iniziare a produrre in un vero impianto professionale. Oggi siamo un birrificio in itinere, un po’ gipsy, poiché non possediamo un impianto ma noleggiamo impianti di altri birrifici artigianali , una beerfirm insomma.

 

                   

Da dove nascono nome e logo e quali birre avete in gamma al momento?

Il nostro nome nasce dall’unione delle nostre personalità alla vision aziendale: come gli atomi siamo sempre in movimento, alla continua ricerca di un nuovo equilibrio da raggiungere tramite continui legami. Il progetto Atoms Brewing infatti nasce come un cammino di crescita, con la mission di creare una rete tra noi, i nostri collaboratori e i nostri clienti. Nel far ciò puntiamo a minimizzare l’impatto ambientale e a valorizzare l’aspetto sociale della birra artigianale. Inoltre ogni anno avviamo un diverso charity project a sostegno di una ONG da noi selezionata, per poter dare -nel nostro piccolo- un contributo concreto alla nostra società.

Il nostro logo invece è un tetraedro stilizzato, visto in prospettiva. Esso rappresenta sia le 4 anime che compongono Atoms Brewing, sia la configurazione spaziale di una particolare molecola che rappresenterà (speriamo) il futuro del nostro progetto brassicolo.

Per quanto riguarda le birre in gamma, per il momento produciamo solo one-shot. Il motivo di questa scelta si trova nella nostra filosofia, volta al cambiamento continuo e alla ricerca di nuovi equilibri. Le ultime nostre 4 release sono state una Vienna Lager, una NEIPA, una Session NEIPA e una Kellerbier.

Birre ben luppolate e stili prevalentemente tedeschi. Altre birre in cantiere?

Per il momento stiamo caratterizzando le nostre birre per facilità di beva, seppur prodotte con luppolature importanti. Presto, dopo una lunga fase di sperimentazione, ci uniremo anche noi al dark-side.


                   

 

Avete puntato molto sulla grafica delle vostre birre, la scelta della lattina è collegata?

Amiamo comunicare e raccontare le storie che si nascondono dietro ogni nostra birra, per queste ragioni abbiamo deciso di dare grande importanza all’aspetto grafico. La scelta della lattina, in particolare in formato 440ml è stata fatta per garantire la massima qualità del prodotto e la più alta sostenibilità ambientale, agevolando anche il consumatore finale che può beneficiare del miglior rapporto quantità/prezzo. Il confezionamento in lattina ci permette di minimizzare i fenomeni ossidativi, aumentare del 43% i volumi di trasporto riducendo del 15% il peso totale e dunque le emissioni in atmosfera (rispetto alle bottiglie in vetro da 330ml ). Inoltre l’alluminio confrontato col vetro è al 100% riciclabile (non si hanno perdite di processo ) e richiede minor energia per il riciclo. Infine, abbiamo scelto questo formato per ridurre i costi: a parità di volume difatti, con la lattina da 440ml usiamo meno materia prima ed energia, e dunque possiamo ridurre i costi al litro.


                   

 

Dove volete arrivare e quali sogni avete nel cassetto?

Attualmente vogliamo crescere, sotto ogni aspetto. Vogliamo continuare ad allargare la nostra rete e a migliorare i nostri prodotti. Un domani invece ci piacerebbe produrre in prima persona, per poter valorizzare al 100% la nostra filosofia: produrre birra sociale, eco-friendly e inclusiva.

Un’ultima domanda. C’è una birra che vi ha colpito più di altre, oltre ad un luogo, in questi anni da appassionati?

Difficile isolare un solo momento in tutti questi anni, con tutti questi legami creati. Sicuramente però un posto speciale nel nostro cuore è stato il primo amore: il Woodscrak, festival del birrificio CRAK a Padova. Lì ci siamo per la prima volta innamorati a tal punto da dire: d’ora in avanti vogliamo bere solo birra artigianale. Le birre che ci hanno dato queste emozioni sono state sicuramente le IPA Cannonball, di Magic Rock Brewing, e Guerrilla di CRAK.

 

                   

 

Ringrazio Federico e i ragazzi di Atoms Brewing, per la disponibilità.     

  


                                                      

Maggiori informazioni: www.atomsbrewing.it

lunedì 5 settembre 2022

Sidro di pere Pir'e Meana - Arbareska Lab




Eccoci ritotnati a pubblicare sul blog, negli ultimi mesi complici mille impegni, ho dato spazio ai miei canali Facebook e Instagram, sempre ben aggiornati, ma si sà, il primo amore non si scorda mai.

Questa volta pubblichiamo una recensione di un sidro di pere. Curiosi? Leggete sotto.

Dall'entroterra cagliaritano, mi arriva grazie a Bruno di Arbareska LAB, questo particolare sidro di pere selvatiche della varietà Pir'e Meana.

Un sidro prodotto in poca quantità a valorizzare un'antica varietà di pera selvatica.
Il risultato, un sidro rustico, con note fruttate e terrose, giusta frizzantezza e un filo di acidità che rendono appagante la bevuta.
Da bere fresco senza aspettare troppo Dicembre 22.
Bella scoperta!!
Cheers!! 🍐🍐🍐
Restate collegati perché presto parlerò di questa piccola realtà brassicola sarda.


Tutto ciò che viene scritto e pubblicato in questo blog è frutto della mia esperienza personale, ciò che pubblico è una mia opinione.Nel caso alcuni contenuti dovessero causare problemi, vi chiedo gentilmente di contattarmi.

martedì 3 maggio 2022

Birrificio Lepino: il neonato dei colli romani - Intervista



Oggi siamo in compagnia di Antonio del Birrificio Lepino, sito a Segni, sui Colli Lepini  in provincia di Roma.
Un birrificio piccolo e appena nato, andiamo a conoscerlo assieme.

 

                   

 

Ci parlate di voi e di come e quando nasce il Birrificio Lepino?


L’idea è nata nel 2018 dopo un periodo di disoccupazione dovuto alla chiusura dell’azienda per la quale lavoravo. Dalla passione per la birra artigianale e dall’homebrewing ho deciso di iniziare questa nuova impresa che ha visto la luce solo nell’agosto del 2020, in piena pandemia. Aprire durante la pandemia non ci ha aiutato a farci conoscere nel modo giusto ma ci ha permesso di organizzarci al meglio e capire se le ricette fossero apprezzate dal pubblico.
Abbiamo ristrutturato la stalla dove mio nonno teneva gli animali per fare un birrificio quasi montano, ci troviamo appena fuori Segni, alle pendici dei Monti Lepini.

 

                   

 

Una realtà piccola e giovane la vostra. Com’è strutturato il birrificio?


Ho un piccolo impianto a fiamma da 250 litri di birra a cotta e una piccola sala di fermentazione con tre fermentatori. Mi occupo di tutto il ciclo produttivo in prima persona, dall’ideazione della ricetta, alla cotta, all’imbottigliamento fino alla consegna. Silvia, la mia compagna, mi supporta per l’imbottigliamento, la gestione degli ordini/fatturazione e i social network.


Attualmente se non sbaglio la vostra gamma comprende quattro birre. Ce le racconti?


Attualmente produciamo 5 tipi di birra.

La Monte d’Oro, che prende il nome dal monte dove si affaccia il birrificio, è una blond ale di facile bevuta che può essere considerata una entry level per tutti coloro che si approcciano per la prima volta alla birra artigianale.

La Dannata è una irish red ale, birra dal colore scuro tendente al mogano, dove emergono le note dolci del caramello, del caffè, del cioccolato amaro. Al palato morbida, vellutata con note biscottate. E’ arrivata 2° classificata, nella categoria alte fermentazioni, al concorso Birre Preziose – Premio Roma 2021 indetto da Unioncamere della Regione Lazio.

 

La Valchiria, belgian ale, di colore ambrato con riflessi dorati intensi. Al palato spicca l’iniziale dolcezza che si evolve in un finale delicatamente amaro, note speziate date dal lievito.
Il nostro vicino dice “più te ne bivi i più te vao” (Angelo cit.)

 
La Musa, american pale ale, caratterizzata da una generosa quantità di luppoli aromatici, è una birra dal colore ambrato chiaro, dalle spiccate sensazioni agrumate con sentori di frutti tropicali.
Ha una schiuma corposa e compatta con un finale deciso e amaricante.
 

L’ultima arrivata, che abbiamo iniziato a produrre da quest’estate, è la Lunatica, una white ipa aromatizzata al coriandolo e pepe rosa, con sentori di frutta esotica e agrumi. Velata con schiuma persistente, generosa e densa. Birra dal carattere deciso ma allo stesso tempo fresco e dissetante.
Appena risultata vincitrice dell’Oro al Concorso Internazionale di Lione 2022.

 

Inoltre sto studiando la ricetta per una Irish Extra Stout che spero di far uscire per il prossimo inverno.

 

                     

 

Avete scelto un nome e un logo che caratterizzano molto la zona dove vivete. Pensi di utilizzare qualche ingrediente del territorio in qualche ricetta futura??


Nelle intenzioni future c’è sicuramente l’idea di produrre una birra al marrone segnino.


Progetti futuri e sogni nel cassetto?


Siamo partiti molto in piccolo, ma per fortuna le cose stanno andando bene e con questo ritmo, per far fronte alla maggiore richiesta, dovremo aumentare la capacità dei fermentatori e iniziare a lavorare in doppia cotta.
Il sogno chiaramente è quello di ingrandirsi, ma tempo al tempo…

 

                     

 

Un’ultima domanda, la più simpatica e personale. Quale è la miglior birra che hai assaggiato e il miglior luogo birraio in cui sei stato.


Sul momento mi viene in mente la Gatta bianca, white ipa del Piccolo Birrificio Clandestino.
Luogo birraio: personalmente devo molto a due posti. Il primo è Sviluppolo, il birrificio di Marino, che purtroppo ha chiuso a causa della pandemia. Prima di aprire il birrificio mi ci incontravo con il gruppo HBR Homebrewer di Roma e del Lazio e assaggiavamo tutte le nostre birre, confrontandoci su come migliorarle. Quel posto e quelle persone mi hanno aiutato a crescere.
L’altro è il 33 Centilitri, il pub che sta a Segni e che tratta solo birre artigianali. Hanno aperto da pochi anni e sul territorio stanno facendo un lavoro meraviglioso. Se adesso a Segni e dintorni si beve birra artigianale molto è dovuto al loro lavoro.

 

Maggiori informazioni: Birrificio Lepino (facebook.com)

giovedì 7 aprile 2022

Alla scoperta del Birrificio Casamatta - Intervista ad Andrea Menegon


Oggi ho il piacere di intervistare Andrea Menegon, birraio e fondatore del Birrificio Casamatta di Enemonzo in provincia di Udine.

Dal pallone al produrre birra. Leggiamo assieme la sua storia.

 

Ciao Andrea e benvenuto sul Giornale della Birra. Da calciatore professionista a birraio. Ci parli di te e di come e quando nasce il progetto di aprire il birrificio? 


Ciao Christian, fino all’ età di 23 anni giocavo a calcio, ho avuto diverse esperienze come professionista. Poi a causa di un infortunio le porte di una carriera “diversa” mi si sono chiuse e per una serie di coincidenze ho iniziato a lavorare in un brew pub nel centro di Udine, dove mi ero trasferito a vivere. Da quel momento fu amore a prima vista anche grazie al fatto di aver incontrato sulla mia strada un maestro di nome Lorenzo Pilotto che mi ha trasmesso questa passione, insegnandomi la maggior parte delle nozioni indispensabili per iniziare questo bellissimo mestiere. Successivamente ho avuto altre esperienze, ma esattamente cinque anni fa mi sono convinto a fare il grande passo.


                    

 

Ci spieghi perché hai scelto di chiamarti, Casamatta e com’è strutturato il tuo birrificio?


Il nome deriva da un locale di Bologna che frequentavo assieme ai miei compagni quando giocavo a Ferrara. Mi sembrava il giusto collegamento tra le mie ” 2 vite”. Inizialmente sono partito con un impianto da 5 hl riscaldato a vapore e 6 fermentatori sempre da 5 hl, successivamente è stato inserito un maturatore da 20 hl. Negli ultimi mesi abbiamo eseguito del lavori di ampliamento e proprio in questi giorni sto aspettando altri 3 fermentatori da 10 hl che lavoreranno con altrettanti maturatori della stessa capacità. Abbiamo un giardino esterno con circa 100 posti a sedere dove quest’ estate ( covid permettendo ) organizzeremo sia eventi musicali che culinari grazie a delle belle collaborazioni con aziende locali.


Attualmente com’è composta la tua gamma birre e quali altre sogni di fare prossimamente? 


Per scelta ho deciso di non inserire un numero elevato di birre all’ interno della gamma perché credo che un birrificio debba tararsi sulla capacità del proprio impianto e avere sempre disponibili le birre presenti a listino. Abbiamo 4 birre che definiamo “classiche” che sono una pils, una rossa in stile belga, una ipa e un’ ambrata leggermente speziata con arancia e cardamomo e delle birre stagionali realizzate partendo da uno stile classico alla quale aggiungiamo prodotti naturali presenti sul nostro territorio.

La prossima birra che farò sarà dedicata ai celiaci quindi sarà senza glutine mentre per il quinto anniversario del birrificio a settembre mi stuzzica l’ idea di creare una cold ipa un pò diversa; è uno stile che mi incuriosisce molto e che mi piacerebbe approfondire.

 

                       

 

È stato un periodo difficile per tutti, soprattutto per il settore birraio. Come l’hai superato e come vedi il tuo futuro? Progetti ? 


E’ vero, come altri settori, anche il nostro ne ha parecchio risentito. Devo dire la verità, abbiamo la fortuna di avere un sito e-commerce che funziona bene quindi anche attraverso i social siamo riusciti a lavorare con i privati nel primo look down del 2020, poi abbiamo usato il maggior tempo a nostra disposizione per migliorare il birrificio, facendo altri piccoli investimenti come la realizzazione del giardino esterno in modo tale da farci trovare pronti quando la situazione sarebbe stata più o meno normale. Il futuro prossimo per la nostra attività sarà cruciale perché attraverso l’ andamento dell’ estate, potremo capire se trasferirci in un sito più grande per aumentare la produzione.


Da buon sportivo, birra e sport. Non hai mai pensato di realizzare una birra a basso grado alcolico ma più energetica di altre? 


L’ idea di una birra più energetica è interessante e ammetto di non averci mai pensato. A me piace molto seguire il basket NBA attraverso la cultura americana e le squadre di casa hanno come usanza, iniziata negli anni 70/80, di omaggiare la squadra ospite regalando delle casse di birra. Essendo comunque un alimento, diciamo che una birra dopo lo sport è molto utile per reintegrare i sali minerali persi.


                  

 

Un ultima domanda. Qual ‘è per te la miglior birra bevuta e il miglior luogo birraio visitato. 


Sono amante della birra ceca in tutte le sue sfaccettature e per quanto mi riguarda l’ U Fleku di Praga è un luogo di assoluto culto. Di birre buone ne ho bevute tante per fortuna e se devo essere sincero, non riuscirei a classificarle, però un momento particolare con una birra in mano c’è, il mio migliore amico vive in provincia di Brescia, siamo come fratelli anche se non ci vediamo molto. Ho deciso di chiamare una mia birra “Florian” come il nome del bar che gestiva quando ci siamo conosciuti e dove ci siamo davvero divertiti; quando l’ abbiamo bevuta insieme per la prima volta in nome della nostra amicizia, è stato un momento che ricorderò per sempre.


Info e contatti : www.birracasamatta.com


Tutto ciò che viene scritto e pubblicato in questo blog è frutto della mia esperienza personale, ciò che pubblico è una mia opinione.Nel caso alcuni contenuti dovessero causare problemi, vi chiedo gentilmente di contattarmi.


lunedì 28 marzo 2022

Birrificio La Collina - Assaggi

Eccoci con le prime tre birre assaggiate del Birrificio La Collina , piccola realtà della provincia di Lucca, di cui via avevo anticipato qualcosa qualche settimana fa.



🍺 Duca - Vienna Ale - 5 % 🔥
Color ambrato chiaro e cappello di schiuma color avorio finemente persistente.
Ben maltata, biscotto ma anche miele, amaro pressoché nullo, chiusura asciutta.




🍺 Hildegard - Hoppy Belgian Strong Ale - 7 % 🔥
Color ambrato con riflessi rossi, limpida e dal cappello di schiuma beige cremosa e persistente.
Note maltate, frutta disidratata, crosta di pane. Dolcezza ben bilanciata in bocca, fruttata e erbacea. Ben più amara nella parte finale di bevuta.



🍺 Driadi - Wee Heavy - 7 % 🔥
Una birra con farina di ghiande 🤔
Base di partenza una Wee Heavy ben maltata.
Color tonaca di frate e schiuma cremosa color cappuccino.
Al naso note tostate e di frutta secca ( ghianda) oltre che caramello.
In bocca è sostanzialmente dolce, maltata, note taniche con un finale più amaro, amaro dato dal contributo delle ghiande. Forse l'unico esempio in Italia di birra con farina di ghiande.
Assolutamente da provare.




🍺 Accademia degli Oscuri - Brown Ale - 5 % 🔥
Una Brown Ale dal colore marrone scuro con un bel cappello di schiuma cappuccino, cremosa e persistente.
Al naso malto torrefatto e tostato, frutta secca, caffè e caramello.
In bocca è dolciastra amaro moderato, ottima con un bel dessert al cioccolato 🍫








🍺 Beuwoz - Tripel - 7 % 🔥
Una Tripel davvero ben fatta, dove il protagonista è il lievito.
Colore oro antico con riflessi rame, leggermente velata e schiuma cremosa color avorio, persistente.
Al naso note fresche ed erbacee, frutta gialla matura, pesca, lievi note speziate. In bocca è dolce, miele, nuovamente fruttata e più amara nel finale.




🍺 Hildegard - Session IPA - 4.3 % 🔥
Una Fresh Hop leggera, una prova da parte del birraio nello spingersi a brassare birre più luppolate.
Ambrata con una buona schiuma pannosa.
Fruttato meno spinto di quanto mi aspettassi, note resinose e balsamiche.
In bocca è fruttata, fresca e di una beva pazzesca ma il luppolo usato in dry hopping non gli conferisce il giusto apporto amaro. Da rivedere.
Nel complesso un piccolo birrificio da tenere davvero d'occhio. Birre pulite e ben fatte. Assolutamente da assaggiare. In ultimo mi resta ancora la loro Imperial Stout più massiccia e impegnativa da assaggiare.


Tutto ciò che viene scritto e pubblicato in questo blog è frutto della mia esperienza personale, ciò che pubblico è una mia opinione.Nel caso alcuni contenuti dovessero causare problemi, vi chiedo gentilmente di contattarmi.