lunedì 22 gennaio 2024

Birrificio Podere Fatucchio: essenza agricolo dal cuore toscano - Intervista


Oggi facciamo ritorno in Toscana, questa volta saremo in provincia di Arezzo per conoscere assieme la storia del Birrificio Podere Fatucchio


Ciao ragazzi e benvenuti sul Giornale della Birra.
Ci raccontate chi siete e come nasce la Vostra passione per la birra ?


Ciao Christian! Siamo Neri e Chiara, due ragazzi di 29 anni che hanno deciso di aprire un piccolo birrificio agricolo nel bel mezzo delle Foreste Casentinesi in provincia di Arezzo. 

La passione per la birra nasce da Neri che fin da ragazzino produceva birra in pentoloni nella cucina di casa a Firenze. Iniziando come autodidatta, si è formato partecipando ad alcuni corsi e documentandosi sui libri. All’età di 23 anni ci siamo incontrati grazie ad un’altra passione in comune, l’agricoltura. 

Chiara infatti studiava Scienze Faunistiche, sotto agraria e durante la preparazione all’esame di agronomia ha conosciuto Neri in biblioteca.  

Da quel momento abbiamo iniziato a condividere anche la passione per la birra e ho iniziato a informarmi sull’argomento. E’ poi con l’avvento del Covid che decidiamo di trasferirci in pianta stabile da Firenze a Podere Fatucchio, un podere storico appartenente alla famiglia di Neri. Qui abbiamo deciso inizialmente di fondare un’azienda agricola, continuando parallelamente a produrre birra in casa per autoconsumo, amici e familiari. E’ nel 2021 che nasce l’idea di coniugare l’attività agricola con quella brassicola. Infatti, dalla ristrutturazione delle vecchie stalle è stato ricavato il birrificio, mentre dal vecchio fienile nasce la taproom. Nel frattempo partecipiamo al corso di formazione presso il CERB di Perugia sulle tecnologie birrarie e a giugno 2022 iniziamo finalmente con la prima cotta di birra.





Dove e quando nasce il Birrificio Podere Fatucchio? 


Il Birrificio Agricolo Fatucchio nasce infatti a Podere Fatucchio, un podere storico ( inizio ‘700 ) che in passato ha rappresentato uno dei cuori pulsanti della vita rurale della Vallesanta ( valle che si estende tra l’Eremo di Camaldoli ed il Santuario della Verna ). Si tratta di una zona ricoperta per lo più da boschi dove l’agricoltura è stata abbandonata in seguito allo spopolamento delle campagne avvenuto nella seconda metà del ‘900. 

Fin da ragazzo, Neri decide di riprendere le redini del podere, seguendo le orme dell’amato nonno. L’idea è infatti quella di recuperare i campi una volta coltivati che oggi si stanno trasformando in boschi. Naturalmente, trovandosi in zona marginale, l’attività agricola non è così
produttiva come in pianura ma lo scopo è proprio quello di valorizzare al massimo i prodotti che la
natura offre. E’ per questo che nel 2020 nasce l’azienda agricola, iniziando un’opera di recupero di
alcuni dei campi attraverso la produzione prevalente di patate, ortaggi ed alberi da frutto  (varietà
antiche ) oltre alla costituzione di una piccola fattoria. 

Nel 2021, dopo aver deciso di intraprendere l’attività di birrificio, inizia inoltre la coltivazione di orzo da birra ( in conversione al biologico ), in una zona in cui questa è sempre stata destinata esclusivamente alla zootecnia e mai alla produzione brassicola.


Da cosa prende il nome il birrificio e com’é strutturato? 


Il birrificio prende il nome dal podere che si trova vicino al Santuario della Verna. Qui si dice che San Francesco sia stato tentato dal diavolo. E’ da qui che nasce l’idea del nostro logo e del nostro motto “Vivi come un santo, bevi come un diavolo”.

Attualmente abbiamo un impianto di cotta dalla capacità di 250 litri e una cantina di fermentazione che permette una produzione mensile di circa 1500 litri di birra rifermentata in bottiglia. Entro il prossimo anno l’idea è quella di raddoppiare la produzione.

La taproom ( che noi chiamiamo pub ) rappresenta il mezzo per far conoscere le nostre birre attraverso eventi di degustazione, oltre ad essere diventato un luogo di aggregazione per gli abitanti della montagna.



Quali birre avete  attualmente in gamma e quali vorreste realizzare prossimamente?


La prima linea di birre ad essere prodotta è quella di ispirazione belga. Ispirandosi infatti all’idea di Farmhouse, si decide di valorizzare a pieno il malto d’orzo di Fatucchio. Si tratta infatti di un malto poco modificato, dalle caratteristiche grezze, indicato per stili da fattoria. 


Saison (5,1% VOL.): birra dal colore dorato in cui il lievito fa da protagonista fermentando a 25°C. Esso sprigiona note fruttate e speziate con una punta di acidità e secchezza. Questo, unito ad un amaro moderato e ad una bassa gradazione alcolica, rende la Belle Saison la birra perfetta per dissetarsi! Abbinamenti: fritture, pesce.

Belgian Blonde Ale (5,4% VOL.): birra chiara e dorata caratterizzata dal malto. Grazie al lavoro del lievito e all'aggiunta di zucchero candito, si percepisce in bocca una leggera dolcezza bilanciata dall'apporto amaricante del luppolo che sprigiona al naso note terrose e tenui fenoli speziati. Abbinamenti: primi piatti, formaggi, pizza.

Blanche (5,9% VOL.): birra giallo-opalescente, con spiccati aromi floreali e fruttati. La presenza di frumento le conferisce dolcezza e morbidezza al palato, rendendola la birra perfetta per chi non ama gli stili più amari! Abbinamenti: fritture, pesce, piatti freddi.


In seguito ad un viaggio “didattico” nelle campagne inglesi, durante il quale abbiamo modo di conoscere alcune realtà artigianali del Regno Unito, decidiamo di aggiungere alla produzione alcuni stili tipici. L’acqua utilizzata infatti ha caratteristiche particolarmente indicate per la produzione di questi stili.


English IPA (4,5% VOL.): birra ambrata caratterizzata da amaro moderato dato da luppolo in bollitura. Si tratta di una IPA vecchio stampo, senza luppolatura eccessiva (no dryhopping) con una bassa gasatura che conferisce alta bevibilità tipica degli stili da pub inglesi. Abbinamenti: arrosti di carne, primi piatti, pizza.

Bitter (4,6% VOL.): stile tipico dell’Inghilterra, poco conosciuto in Italia. Birra ambrata con note caramellate date da una piccola percentuale di malto caramel, amaro moderato. Bassa gasatura tipica dello stile. Abbinamenti; arrosti di carne, primi piatti, pizza.

Stout (4,5% VOL.): stile tipicamente irlandese ma ampiamente diffuso anche nel Regno Unito. Birra nera, con note di caffè e liquirizia, schiuma color nocciola, bevuta secca. Abbinamenti: dessert, cioccolato.

Golden Ale (4,5% VOL.): birra chiara dall’amaro moderato, molto semplice nella struttura. Qui il malto utilizzato è 100% prodotto dal nostro orzo. Freschezza e basso tasso alcolico che conferiscono alta bevibilità. Abbinamenti: pizza, piatti freddi.

In risposta alle continue richieste di birre più luppolate si è inoltre deciso di inserire in produzione una

American Pale Ale (5% VOL.): birra ambrata con presenza di dryhopping che conferisce note floreali al gusto e all’olfatto. Amaro moderato, alta bevibilità. Abbinamenti: pizza, arrosti, primi piatti.


Inoltre l’idea è quella di creare produzioni stagionali, sfruttando al massimo i prodotti del territorio. Ad esempio, in primavera il mastro birraio si è divertito a sperimentare una

Saison ai fiori di sambuco (5,1% VOL.) : utilizzando la ricetta base della nostra saison, abbiamo aggiunto fiori di sambuco raccolti a Fatucchio e bucce di limone in fase di bollitura e in dryhopping. Questo ha fatto sì che la fermentazione sprigionasse note acidule e fresche al palato, ottima bevuta estiva. Abbinamenti: fritture, pesce.


Il prossimo nuovo stile al quale ci avvicineremo sarà probabilmente una Red Ale, anche grazie al recente viaggio in Irlanda che ci ha permesso di studiarne le caratteristiche. 
La filosofia del birrificio è comunque quella di creare ricette classiche ma uniche grazie all’utilizzo di acqua di Fatucchio e diverse percentuali di malto d’orzo coltivato in azienda. 





Guardiamo al futuro, cosa vi aspettate e dove volete arrivare.


Il progetto più a breve termine è quello di migliorare la cantina di fermentazione attualmente più vicina all’amatoriale, attraverso l’acquisto di nuovi fermentatori che possano permettere un aumento quantitativo ma anche qualitativo, magari puntando all’isobarico per le birre più luppolate.
Volendo rimanere legati alla produzione agricola, non ci aspettiamo di arrivare ad avere enormi produzioni, anche per questioni di spazio e logistica.  Il nostro deve rimanere un prodotto di nicchia, legato al territorio, che può essere degustato presso la nostra azienda immersi nella natura tra animali e piante secolari. Inoltre la taproom è utile per creare eventi di degustazione e tour su prenotazione. Uno dei progetti futuri sarà sicuramente quello di investire nell’offerta ricettiva in maniera da poter permettere il pernottamento a chi ci viene a trovare.


Un’ultima domanda, la più difficile. Ci sono una birra e un luogo che più vi stanno più a cuore? 


Sicuramente il pub The Falkland Arms nelle Cotswolds inglesi, seduti davanti al camino a bere un’ottima bitter del The Hook Norton Brewery.


Un sentito grazi a Chiara e Neri per la disponibilità e gli assaggi.


Maggiori informazioni: www.fatucchio.it

mercoledì 20 dicembre 2023

Birrificio Kalabra: da beerfirm a birrificio, espressione d’eccellenza di Calabria!


Oggi siamo in Calabria, provincia di Catanzaro per conoscere insieme a Sara, il progetto di Birra Kalabra. Birre, amari, biscotti e panettone al sapore di questa meravigliosa terra.


Benvenuti su Giornale della Birra, ci raccontate chi siete e come nasce la vostra passione per la birra?


Birra Kalabra attualmente è gestito da due soci, ingegneri entrambi, William, il suo fondatore e Sara, sua ex collega di università, che è entrata a far parte della società circa 3 anni fa. Sara si appassiona al mondo della birra artigianale seguendo alcuni corsi di degustazione. William è stato un entusiasta della birra da sempre; è partito gestendo un pub e portando le prime birre artigianali in Calabria per arrivare poi a svolgere ruoli commerciali per alcune importanti aziende.

 

Dove come e quando nasce il Birrificio Kalabra? Quando viene avviato il progetto?


Birra Kalabra nasce nel 2014. Nasce dalla passione di William per la birra e da un amore viscerale per la propria terra (che rifiuta fermamente di lasciare). Degli studi universitari William fà suoi i concetti e le teorie apprese durante il corso di laurea in ingegneria gestionale, ma è soprattutto dalla testardaggine che nasce Birra Kalabra. Viene avviata come beer firm ma da due anni è stato avviato il birrificio in loco.


                                        

 

Da cosa prende il nome il birrificio e com’é strutturato? 


Il nome è un omaggio alla nostra terra, la Calabria; con questo nome si vuole sia portare in alto il nome della Calabria, sia far sentire a casa tutti i Calabresi sparsi in giro per l’Italia e nel mondo che hanno il piacere di bere la nostra birra. Il birrificio ha una capacità produttiva di 5 hl, gestibile anche in doppia cotta. La produzione si aggira tra le 50 e 60 cotte l’anno. Lo staff comprende il mastro birrario, l’assistente alla produzione e un magazziniere, oltre a William che si occupa della parte finanziaria e commerciale e Sara della logistica e acquisti.

 

Quali birre avete attualmente in gamma e quali vorreste realizzare prossimamente? Avete anche una linea dedicata alla grande distribuzione?


Attualmente realizziamo 9 ricette, divise tra stili belga e stili americani. Principalmente in formato 33cl, ma realizziamo anche qualche ricetta in formato 75cl e in fusto. Alle ricette più tradizionali abbiamo affiancato ricette che utilizzano materie prime autoctone e così dall’unione del mondo birrario americano e la Calabria nasce la Kalabra Black Ipa con liquirizia di Calabria biologica; dall’unione del mondo belga e la Calabria sono nate la Kalabra bergamotto, una blanche dove al posto della scorza d’arancia è stata utilizzata quella di bergamotto e la Kalabra Honey, una belgian strong ale al miele, nella cui produzione impieghiamo miele delle Locride.

A queste si aggiungono due ricette attualmente fuori gamma ma che hanno avuto grande successo e che riproporremo sicuramente in futuro: la Kiwi, una blanche con purea di kiwi della piana di Gioia Tauro (che vanta il primato per la produzione di Kiwi in Italia) e la Saison che utilizza i fiori di sambuco, sempre reperito nella nostra regione). Attualmente non abbiamo una linea per la grande distribuzione, ma non la escludiamo. Siamo sempre in fermento e ci piacerebbe lanciare sul mercato nuove ricette che utilizzano spezie calabresi particolari, ma non diciamo nulla al riguardo per ovvi motivi!


                                       

 

Non solo birra, ma anche amari, biscotti e panettoni …


Sì, come puoi notare abbiamo un catalogo molto variegato, la birra è sempre il nostro core business ma ci piace stupire e offrire ai consumatori altri prodotti che sono strettamente correlati alla birra e che stuzzicano la loro curiosità e il loro palato. E infatti 4 anni fa abbiamo lanciato sul mercato calabrese per Natale il primo panettone artigianale alla birra, utilizzando la Kalabra Bergamotto. Ogni anno abbiamo richieste ben prima di Natale per cui è diventato una conferma del periodo natalizio. Riguardo gli amari e i biscotti diciamo che un prodotto tira l’altro, infatti l’idea dei biscotti è nata dopo aver realizzato gli Spirits (il primo è stato l’Amaro con distillato di birra, poi sono nati l’estratto di luppolo e l’amaro con estratto di luppolo) con l’intento di consumarli insieme a fine pasto, un po’ come il vino e i cantuccini. Un altro prodotto nuovo è una spalmabile alla birra, una crema dolce, a base di cioccolato. Abbiamo organizzato delle degustazioni in passato, l’idea dell’accostamento birra e cioccolato è piaciuta molto, così abbiamo pensato ad un prodotto che li unisse entrambi e da proporre ai consumatori.


                                               

Come vi approcciate sul mercato, siete molto attivi per quanto riguarda eventi e manifestazioni e merchandising? 


Sì, siamo molto attivi. Abbiamo organizzato diversi eventi presso la nostra sede, che hanno riscosso sempre molto successo; riguardo le manifestazioni cerchiamo di parteciparvi a quante possiamo nel corso dell’anno; di recente siamo stati al Salone deGusto a Rende. Come merchandising non mancano i nostri prodotti brandizzati, bicchieri, sottobicchieri e apribottiglie. In più abbiamo pensato ad una serie di astucci e box regalo che oltre ad essere “contenitori” di prodotti, sono un ottimo veicolo del nostro brand.


                                       

 

Guardiamo al futuro, cosa vi aspettate e dove volete arrivare? 


In futuro vogliamo continuare a fare ancora meglio quello che abbiamo sempre fatto. Quello che ci guida è sicuramente la voglia di rendere grande la nostra terra e rispondere ai bisogni dei consumatori che ricercano la qualità in primis ma anche prodotti originali. Puntiamo a fortificare il mercato nazionale e ci piacerebbe arrivare anche all’estero. Abbiamo già in ballo alcune trattative nel centro Europa, ma Kalabra non conosce confini, per cui chissà che tra un po’ di tempo non ci troviate negli scaffali Asia o America!

 

Ringrazio di cuore Sara e tutto lo staff di Birra Kalabra per gli assaggi e la disponibilità, a cui mandiamo i migliori auguri non solo di Natale, ma di una pronta e rapida ripresa.Forse non tutti sono al corrente del grave incendio e conseguenti danni subiti recemente dal birrificio.

Vi invito quindi a supportarli, magari proprio con un buon panettone, in vista del Natale e ovviamente lr loro birre.


Info e contatti: birrakalabra.it

giovedì 30 novembre 2023

Birrificio Scialandrone: artigianalità di Sardegna - Intervista



Ecco il mio ultimo articolo per il Giornale della Birra.

Oggi facciamo un salto in Sardegna, nel cagliaritano per farci aprire le porte per voi da Graziano del Birrificio Scialandrone. Buona lettura.


Ciao Graziano, ci racconti chi sei e come nasce la tua passione per la birra?


Mi chiamo Graziano Melis, cagliaritano di 56 anni che, dopo una ventina d’anni da operaio metalmeccanico, decide di cimentarsi a livello professionale con la produzione di birre artigianali. La passione nasce a partire dagli anni 80 del secolo scorso con le prime bevute delle cosiddette birre “speciali” e la scoperta delle prime etichette artigianali. Ma solo con i primi anni 2000 ho voluto approfondire la conoscenza della materia con corsi di degustazione a vari livelli e produzione casalinga con i kit per home brewer. Col tempo sono passato a migliorare sia le conoscenze tecniche che le varie strumentazioni casalinghe per la produzione all grain. Ho avuto modo di conoscere in quel periodo le realtà associative brassicole della mia regione facendo parte prima degli HBS di Cagliari e poi, come socio fondatore, di Fermento Sardo di Olbia di cui sono stato segretario e in seguito vice presidente.






Dove e quando nasce il Birrificio Birra Scialandrone?


Birra Scialandrone nasce nell’ottobre del 2014 come beer firm. Inizialmente ospitato per le mie produzioni presso il birrificio Horo di Sedilo, piccola ma dinamica realtà dell’Oristanese, dove il birraio ed amico Sergio Ciulu mi ha dato la possibilità di produrre in prima persona. Negli anni sono stato ospitato anche da altri birrifici, Hibu a Burago di Molgora in Brianza, Mediterraneo a Carbonia e Zemyna a Nuoro. Nel 2019 parte il progetto di acquisto dell’impianto di produzione e a giugno del 2020 partono le prime produzioni.




Da cosa prende il nome il birrificio e com’é strutturato?


Il nome Scialandrone è stato preso in prestito da un vecchio gioco di carte tipicamente cagliaritano. Nel logo vengono rappresentati dei tappi di birra che nel gioco venivano usati come segnapunti o fiches e tre carte, asso, sei e sette, che sono il punteggio più alto del gioco. Essendo io nato nel ‘67 mi sembrava che questa simbologia fosse la perfetta rappresentazione del mio brand. La struttura del birrificio è abbastanza semplice. Impianto da 500 litri a tre tini Polsinelli con alcune modifiche apportate nel tempo, e una cantina di 2000 litri su tre fermentatori per una produzione annua di 90/100 hl.

 

Quali birre produci attualmente e quali speri di realizzare prossimamente?


Attualmente produco 7 tipologie di birra. Una Saison da 5,5% Bagonki e una Blanche da 5% Brentemmongia per quanto riguarda il Belgio. Una pils da 4,9% Barrosa e una Heller Bock da 7,1 % Morti pillosa per la Germania. Una Bitter da 4,6 % Conchebbagna, una Stout da 4,6% Tzurrundeddu e una APA da 4,6% (12.4.70) per gli stili anglosassoni. 

Produciamo anche una birra in esclusiva per un locale di Cagliari, la Rainbow una pale ale da 4,8 %. Per il futuro sto progettando due nuove ricette, una Pale Ale e una Session. Non mi dispiacerebbe avere in gamma anche una Imperial Stout.

 



Guardiamo al futuro, cosa ti aspetti e dove vuoi arrivare?


Bella domanda. Per il futuro la speranza è quella di consolidare il nostro marchio, anche se i segnali che arrivano dal settore non sono particolarmente rosei. Però credo nei miei prodotti e ho riscontri positivi dai clienti, sia da quelli “navigati” che dai “neofiti” della birra. E questo è abbastanza per proseguire nel nostro progetto. Il prossimo obiettivo di Scialandrone è quello di lavorare per la creazione di una tap room o un locale di mescita delle nostre birre extra birrificio.


Un’ultima domanda, la più difficile. Ci sono una birra e un luogo che più ti stanno a cuore? 


Sicuramente negli anni sono passate tante birre e ho frequentato tanti pub, però ho una certezza per quanto riguarda il locale del cuore: Al Merlo Parlante di Cagliari, la prima birroteca della Sardegna. Vera e propria palestra per tutti gli appassionati di birra. Una scelta sconfinata tra bottiglie e spina dove trovare sempre le ultime novità e i nuovi birrifici. Per quanto riguarda la birra del cuore, anche qui potrei nominarne tante ma eleggo a mia preferita la XX birrer di De Ranke, soprattutto se alla spina.


Info e contatti: www.birrascialandrone.it/

mercoledì 2 agosto 2023

Dalle campagne marchigiane: Jester Birrificio Agricolo



Dopo avervi portato in Veneto, in provincia di Padova con il mio ultimo articolo sulla giovane beerfirm Hype Brewing, questa volta riscendiamo nelle Marche dopo tre anni ( allora vi avevevamo parlato del Birrificio Wallop di Jesi, Ancona ).

Siamo a Petritoli, in provincia di Fermo tra le colline dei Monti Sibillini e il Mare Adriatico; è qui che è attivo da diversi anni, il Birrificio Agricolo Jester.

Al comando Erri Morlacca, che ha ridato vita a due aziende agricole di famiglia, una a Rotella in provincia di Ascoli piceno e l'altra proprio dove sorge oggi il birrificio.

Entrambe dedite alla produzione di orzo, che poi una volta maltato, viene poi utilizzato nelle varie birre prodotte, ma non solo; a Rotella vi è anche un meleto con oltre 2000 piante di mela rossa dei Monti Sibillini, con cui viene prodotto sidro e aceto, presidio Slow Food Marche.

Erri inizia come semplice appassionato, per poi passare all'homebrewing e per iscriversi poi ad alcuni corsi del CERB e avviare dunque nel 2015 il prorprio birrificio.

Il birrificio é composto da una sala cotte Easybrau da 10 lh, quattro serbatoi isobarici da 14 hl e un fermentatore da 12 hl, imbottigliatrice automatica isobarica, mentre é prevista nei prossimi mesi una inlattinatrice, più una sala degustazioni interna e un grande beer garden esterno.

La produzione annua é di circa 500 hl, con birre in fusto e bottiglia in formati da 33, 50 e 75 cl.

Ogni birra impiega giustamente malto che proviene dai propri campi e fatto maltare in Italia, rigorosamente biologico, in percentuali diverse in base agli stili, visto che la gamma é composta da circa una ventina di referenze.

Inoltre diverse referenze hanno in ricetta altri ingredienti locali, i grani antichi come Solina e Saragolla, il melograno, anice verde, miele, ma anche mosto di vino di cantine vicine.

Veniamo alle birre, dove troviamo: Ailanto una Belgian Dark Strong Ale con miele di Ailanto, la Claroma, una fruit Ale con succo di Melograno, la Francisco in stile White Ipa con frumento Saragolla e avena autoprodotti, Lavandula, ovvero una Gose con fiori di Lavanda e sale dolce di Cervia, Solina, Blanche con frumento Solina, Lunaria é invece una Red Ipa, Pervinca una Golden sempre con malto aziendale come per tutte le altre birre.

Si continua con Catuai, una Coffee Stout con caffè Catuai delle torrefazione Perfero caffè, Lastesa una Hoppy Saison con frumento da popolazione evolitiva icarda in adattamento nel fermano, Monovasia è una Iga con mosto di Malvasia, Iride è una Imperial Ipa con manate di luppolo, Giuita una Ipl con frumenti antichi, Verbena Helles, Beerri Berliner Weisse, infine due edizioni speciali, con la Monovasia affinata 12 mesi in botti di rovere con un precedente passaggio di vino bianco ( trebbiano pecorino ) e la Koscia, una Fruit Ale passata 13 mesi in barrique con aggiunta di pere coscia della valle dell'Aso.

Infine come citato sopra un Sidro e un aceto di mele entrambi presidio Slow Food Marche.


Info e shop online: https://www.birrificiojester.it/




Bruxelles: la capitale della birra. Niccolo' Querci - Presentazione






Titolo: Bruxelles: la capitale della birra
Autore: Niccolo' Querci
Lunghezza: 312 pagine
Lingua: Italiano / Inglese
Data pubblicazione: 3 febbraio 2023


Disponibile su Amazon: LINK SHOP ( cliccare sul link )

Un libro dedicato interamente a una città, alle sue vie e ai suoi quartieri, stiamo parlando della città belga di Bruxelles, la capitale del Regno del Belgio.
E' questo il contenuto del libro scritto da Niccolo' Querci, bergamasco e laureato in relazioni Internazionali; vive e lavora a Bruxelles da oltre 10 anni.
Appassionato di birra ed in particolar modo alla trappista Orval, ha ottenuto la qualifica di Beer Sommelier presso la Beer&Cider Academy di Londra, membro di Cronache di Birra e fondatore di Taster Bruxelles, con cui orgaznizza tour e degustazioni in Belgio.
Vivere Bruxelles da italiano appassionato di birra, l'ha portato a scrivere un libro guida davvero molto dettagliato, adatto a tutti dai neofiti ai più esperti. 
Niccolo' vi prenderà per mano facendovi conoscere i 18 birrifici cittadini, oltre alle diverse beer firm brussellesi, senza dimenticare i migliori caffè o ristoranti presenti in città e nei quartieri limitrofi, con tanto di cartine e consigli sul come raggiungerli.


Ho visitato Bruxelles e la sua periferia una decina di volte, l'ultima nel Dicembre di ben nove anni fa, da allora di cose in campo birrario ne sono cambiate tanto, a partite dal numero dei birrifici presenti in città.
Ho chiuso gli occhi e mi sonogoduto il viaggio che Niccolo' ha saputo raccontarci in questo volume, ricco e dettagliato, con delle belle e interessanti interviste ai diversi birrifici.
Un libro davvero molto utile e di facile lettura per tutti gli appassionati che avranno voglia di partire per una prima volta ( o per farci ritorno come il sottoscritto ) nella Bruxelles birraria, una delle capitali indiscusse della birra a livello mondiale.
Un volumetto che non puo' certo mancare nella biblioteca di un appasionato di birra.