mercoledì 28 ottobre 2020

Conosciamo meglio il Birrificio Ora Brewing. Gli italiani di Tottenham



Vi avevo già accennato qualcosa a riguardo del birrificio inglese Ora Brewing con un post sui miei canali Instagram e Facebook in Luglio, ora vi racconterò qualcosa in più.Tre amici, Daniele, Pietro ed Emanuele, tre città diverse, Milano, Modena e Londra, si sono conosciuti all'università per poi ritrovarsi quasi per gioco a fare birra a Modena, come tanti in garage.
I primi successi tra gli amici e la voglia di migliorare li ha portati ad aprire un birrificio fuori Londra in Inghilterra dove come è decisamente più facile avviare un'attività brassicola, con meno burocrazia e permessi che in Italia e dove appunto viveva fin da subito Daniele.
Ma facciamo un passo indietro inizialmente producevano in Italia presso altri birrifici e importavano la birra oltre manica, ma in una città come Londra non è facile farsi largo, da qui l'idea di aprire un birrificio cercando di fare birre con un netto collegamento con l'Italia, infatti la prima birra realizzata è stata una Stout con aceto balsamico di Spilamberto, cittadina nel modenese rinomata per l'aceto, invecchiato 10 anni, premiata dal Camra come birra più innovativa del 2018.
Adesso il birrificio si trova a Tottenham, poco fuori Londra con annessa tap room e come detto le birre dai nomi ma non solo racchiudono l'italianità del progetto Ora Brewing, qualche esempio la Panaro una Pale Ale che prende il nome dal fiume che attraversa Modena, la Limoncello con limoni di Sorrento, ma non solo.

Diverse le birre prodotte, tante one shot e la scelta di puntare prevalentemente sulla lattina con la grafica delle etichette, davvero ben studiata.
Ho avuto modo di assaggiare tre birre, la Cleopatra, che prende il nome da Cleopatra nella Divina Commedia di Dante Alighieri, una Pale Ale da 5 ° luppolata con luppolo Jarrylo e Citra, ramata con schiuma avorio poco persistente.
Frutta tropicale e agrumata la fanno da padrone, emergono la banana, ma anche ananas e frutta gialla matura, pesca. Dopo averla versata e lasciata riposare quanto basta , emergono note speziate, pepe nero.
Un buon bouquet che ritrovo poi nel finale di bevuta, leggera e facile da bere.



Beatrice, una Tropical Ipa da 5 ° luppolata con quattro differenti luppoli Citra, Mandarina Bavaria, Chinook and Cascade, color giallo paglierino con riflessi rame e una schiuma bianca pannosa ma poco persistente.
Al naso è un esplosione di frutta tropicale, mango, ananas maturo, maracuja e frutta gialla di casa nostra, tanta pesca, albicocca, melone.
In bocca arriva morbida, equilibrata, tanta frutta matura ed un retrogusto più amaro e finemente astringente, lime, pompelmo.
Non sono amante dello stile ma questa birra è ben strutturata.
                                                                                                              
Infine ho assaggiato la  Cerbero, denominata Tiramisù Stout da 5,6 ° con bacelli di vaniglia, caffè appena fatto e cacao dal colore ebano scuro con schiuma color nocciola cremosa e persistente.
Al naso sentori dolci di vaniglia, cacao, cioccolato, caffè macinato, liquirizia, malti tostati.
In bocca è scorrevole, poco carbonata, gioca sui sentori dolci, quale è appunto il tiramisù, cioccolato, caffè, note tostate, liquirizia, vaniglia per tutta la bevuta ma senza stancare, da dessert.
Tre birre assaggiate a più riprese, tre buone birre per questo birrificio che sta iniziando a muovere i primi passi anche in importanti locali italiani. 


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