Ho avuto il piacere di sentire uno dei soci, Piero Totis che gentilmente ci ha aperto, anche se solo virtualmente, le porte del birrificio.
Ringrazio Piero e tutto lo staff Dimont per la disponibilità oltre che per l'invito a salire in Friuli, invito accettato, nella speranza di salirci quanto prima.
Qui sotto trovate la mia intervista in esclusiva per il Giornaledellabirra.it .
Buona lettura.
Piero, come e quando nasce il Birrificio Dimont?
Il birrificio prende forma nel febbraio dello scorso anno, ma ufficialmente apriamo in luglio.
Siamo sette soci, oltre che amici, quasi tutti con un passato nell’ industria alimentare o nel mio caso vinicola, ed entrambi con un sogno nel cassetto, quello di produrre birra artigianale con l’acqua delle nostre montagne, nasce così il marchio Dimont, dove Dimont in friulano significa di montagna appunto.
La scelta della location non è affatto casuale, infatti qui ad Arta Terme, tra l’altro mio paese natale, il paese è sovrastato dal Monte Cabia, da dove sgorga l’acqua purissima con cui realizziamo le nostre birre.
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Quali birre producete e come è strutturato il birrificio?
Allora, siamo partiti subito con cinque birre, una Pils ceca , amarognola, una Weiss di classica tradizione tedesca, una Lager bionda, semplice e adatta in ogni momento e facile da abbinare ai piatti, una Ambrata, quindi più dolce e caramellata e infine una Ipa, la più fruttata e amara.
Tutte le nostre birre le potete trovare sia in bottiglia da 0,33 e 0,75 o in fusto per i locali.
Per quanto riguarda il birrificio, abbiamo un impianto Spadoni a doppia cotta da 12 hl , tre fermentatori da 24 hl, cinque maturatori orizzontali con sacca da 10 hl.
Imbottigliatrice isobarica semi automatica, etichettatrice automatica e ovviamente una cella frigo in cui teniamo una temperatura di 6 ° costanti.
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Ho visto che sulle Vostre etichette sono raffigurati alcuni folletti o gnomi, differenti per ogni birra, chiamati Sbilf. Ci racconti qualcosa?
Certamente Christian, io come già detto sono nato e cresciuto ad Arta Terme per poi lasciare il paese per studi prima e lavoro poi.
Da piccola sentivo sempre nominare i nomi di questi piccoli gnomi che popolano la Carnia, l’area alpina a nord del Friuli.
Per alcuni gnomi, per altri folletti, per altri ancora troll o fauni. Da piccoli quando si combinava qualcosa senza saper poi dare una spiegazione, la colpa era sempre degli Sbilf, burloni e dispettosi, allegri e scherzosi.
Amano fare piccoli dispetti, ballare e scherzare, ma sanno anche nascondersi bene e mimetizzarsi.
Non sono affatto cattivi, anzi, la leggenda o storia che dir si voglia, dice che erano sempre pronti ad aiutare i più bisognosi e i contadini erano soliti ringraziarli lasciando loro qualche frutto non colto.
Ogni birra porta il nome di uno Sbilf, Gjan per la Lager, il più amichevole, Licj, per la Pils, lui ama gli spazi chiusi e scucire gli abiti , quindi ttenti.
Poi c’è il Brau o Braulin, per la Ipa, dispettoso e amante dei lacci e delle corde, sempre pronto a far nodi e aggrovigliare matasse, Il Bagan a cui devi offrire del latte della panna e dei cjarsons il martedì grasso o ne combina di tutti i colori e infine il Pavar per l’ambrata, colui che ama e rispetta la natura.
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Nella speranza che gli Sbilf aiutino il settore, come avete vissuto questo periodo di pandemia. Progetti futuri??
Lo spero davvero Christian.
Purtroppo il nostro settore ne ha risentito parecchio, ci siamo salvati in parte con il delivery e consegne porta a porta, ma purtroppo le banche e sono solo erano sempre pronte a bussare alla nostra porta.
Per il futuro, vogliamo sicuramente migliorare le nostre birre, abbiamo qualche ricetta in mente ma per il prossimo anno l’intenzione è quella di mantenere questa gamma.
Attualmente siamo attivi in quasi tutta la regione, la voglia è quella di arrivare in altre regione e provincie d’italia, guarderemo poi anche all’estero così da fare conoscere la nostra birra e la nostra terra a più persone possibili.
Maggiori informazioni: www.birradimont.com
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