mercoledì 2 ottobre 2024

Intervista ad Andrea, birraio e fondatore del Birrificio Bira A Màn




Oggi facciamo tappa nell'entroterra genovese, a Davagna, dove da poco più di un anno é attivo il Birrificio Bira A Màn.


Ciao Andrea, benvenito sul Giornale della Birra.Ci racconti chi sei e come nasce la tua passione per la birra ?


Ciao Christian, grazie dell'opportunità che ci state dando.Dunque, la passione per la birra nasce molto indietro nel tempo, visto che di anni ne ho 47, in particolare da consumatore e per la precisione nei pub dei paesi anglosassoni e d'Irlanda, terre che ho battuto in lungo ed in largo a partire dalla tarda adolescenza. Per quanto riguarda la produzione, come per molti altri, il percorso è iniziato da homebrewer una decina di anni fa circa, da passione è diventata una vera e propria ossessione che mi ha portato a sperimentare il più possibile, studiare, partecipare a seminari di produzione e degustazione fino appunto alla nascita del progetto Bir A Màn. 


Dove e quando nasce il Birrificio Bira A Màn?


Il Microbirrificio accende i motori nel Marzo 2023 in una piccola frazione del comune di Davagna, nel primo entroterra genovese.


Da cosa prende il nome il birrificio e com’é strutturato? 


Il nome è in dialetto genovese e vuole sottolineare l'artigianalità del processo di produzione. Bira A Màn diciamo che significa letteralmente "birra fatta a mano". Attualmente la capacità dell'impianto è di 2 hl, la produzione avviene sempre in doppia cotta e la capacità mensile della cantina è di 5,5 hl. L'attrezzatura è stata realizzata dall'azienda italiana Enobeer.





Quali birre produci attualmente e quali speri di realizzare prossimamente?


Attualmente le birre disponibili tutto l'anno sono quattro: American Blonde Ale, American Amber Ale, American IPA e Porter. Durante il primo anno di attività ho prodotto un lotto di Belgian Strong Ale a ridosso delle festività natalizie e sicuramente è in programma l'ampliamento della famiglia belga con l'inserimento di una Saison.



Guardiamo al futuro, cosa ti aspetti e dove vuoi arrivare, magari un locale o un impianto più grande?


Sicuramente entrambe le prospettive. L'ampliamento della produzione è d'obbligo per strutturare il progetto ed anche la tap room è un elemento fondamentale del nuovo percorso che sto portando avanti.




Un’ultima domanda, la più difficile. Ci sono una birra e un luogo che più ti stanno a cuore? 


Domanda alla quale davvero risulta molto difficile rispondere.Se parliamo di birra in generale e se devo indicare un luogo ed una birra, sicuramente dico l'Irlanda e le sue Stout, industriali o artigianali che siano, che sia la Stout più conosciuta o quelle meno conosciute prodotte fuori Dublino. Un'esperienza durata decenni e che ancora dura, ogni qualvolta si può salire, un'esperienza che ha fatto e fà parte del mio percorso di vita.


Info e contatti: https://bira-a-man.it/

venerdì 28 giugno 2024

Alla scoperta della giovane beer firm milanese Hold On




Oggi siamo in compagnia di Davide, deus ex machina della giovane beer firm milanese Hold On, con diverse esperienze birrarie alle spalle e idee ben chiare.

 

Davide, ci racconti chi sei e come nasce la tua passione per la birra?


Mi chiamo Davide Gagliardi, head Brewer/scienziatopazzo/ragazzo immagine, anche se non ho proprio il fisique du role per quest’ultima mansione.
Come molti, mi sono appassionato alla birra iniziando a produrla a casa, come via di fuga alla frustrazione causata dagli studi universitari; sicuramente l’approccio scientifico ha dato una mano ad impratichirsi, ma la ricerca e l’amore per questo prodotto avviene dopo aver visto il fondo di diverse pinte meglio se accompagnate da chiacchiere con publican e birrai.

 

Quali esperienze o studi hai fatto prima di buttarti in questa nuova avventura e creare una beer firm?


La laurea in scienze dei materiali ( aka chimica e fisica pure ) ha aiutato con e mi ha motivato nel volermi tenere lontano dall’ambiente della ricerca, al momento bloccato dalla scarsità di fondi e dalla poca condivisione delle conoscenze.
Datemi dell’idealista, ma cercando condivisione e crescita comune ho iniziato a muovere i primi passi nel mondo del craft beer, aprendo con altri soci nel 2016 il Birrificio Bosco grosso che pur essendo ridicolmente piccolo mi ha permesso di sperimentare moltissimo.
Il gioco e la ricerca del fattore wow nel prodotto oltre la sfida nell’ottimizzazione della produzione  è stato il fil rouge della mia filosofia produttiva, anche nelle successive esperienze da dipendente presso diversi birrifici, coadiuvate dalla maschera mediatica che ben si adatta alla faccia da pirla che mamma mi ha regalato!
Tutto questo per dire che arrivare ad Hold On è stato un percorso sudato e in salita, e ne è simbolo il brand resisti.



Hold On, quando é uscita sul mercato la prima birra e quali produci al momento?


Il concept attuale delle 4 birre della linea core è stato partorito nel giugno dello scorso anno, le 4 referenze costituiscono uno slogan con cui proviamo a descrivere la rivoluzione delle nostre vite, che crediamo vada estesa a fenomeno sociale come “cura” all’attuale stagnazione.

Per ritornare coi piedi per terra la linea base, ora prodotta presso Nama Brewing, in provicia di Bergamo  è composta dalle immancabili per un qualunque banco spina, due lager di ispirazione teutonica modernizzate con l’uso ruffiano di varietà moderne di luppolo tedesche da cui gli stili Nu-Helles e Untraditional Bock, seguite a ruota da due immancabili luppolate, Session Neipa e Double Ipa.


 

                                            

 

Sono previste nuove birre o qualche collaborazione?


Non toglietemi il gioco, la sperimentazione e la condivisione.
Assolutamente la linea è stata arricchita con diverse collaborazioni oneshot e al momento ne abbiamo in programma due, una in fermentazione dagli amici di Delab di Alba e l’altra che verrà svelata a breve.
Oltre al mondo prettamente brassicolo abbiamo all’attivo un sidro naturale prodotto in anfora di terracotta con Federico di Apple Blood Cider, dalla raccolta delle mele alla bottiglia, per poter raccontare al mondo delle enoteche chi siamo e magari uscire dal limitante 4% del mercato della birra.
Ovviamente la testa continua a fermentare idee di fermentati perciò seguite i nostri canali social IG e fb @holdon_bco.

 

                                                          


Hai puntato sulle lattine, con una grafica ben studiata. Quanto è importante comunicare col cliente?


Penso che l’errore fondamentale fatto dal comparto sia stato pensare che il prodotto di qualità si vendesse e spiegasse da solo, la comunicazione è oramai tema centrale anche per fare capire che si tratta di un prodotto premium ed è per questo che il suo valore necessariamente si discosta dalla birra industriale.



                                           


Dove vuoi arrivare e quali sogni hai nel cassetto? 


Non ho grosse ambizioni personali, sono già contento di lavorare con quello che mi piace, ma costruire un luogo di lavoro in grado di ripagare chi investe la sua energia e il suo tempo è la mia piccola utopia personale.



Ultima domanda; la più difficile. Scegli una birra e/o un luogo, birrificio che ti é rimasto a cuore.


Una ottima helles prodotta da un microbirrificio con molta spina dorsale, appena aperto a Valdobbiadene, terra del Prosecco.
Si chiama 24/7 del Birrificio Valderon, le ragioni del nome arrivano al primo sorso e finiscono quando la loro fighissima taproom chiude dopo il servizio.
Dovrebbero stare aperti 24/7 ma vogliamo bene a Daniele, e al riposo che ogni gran lavoratore merita.
PS abbiamo fatto assieme una Imperial stout ispirata ad un brownies alla canapa, ovviamente finita in un lampo!
 

 

Hold ON srls
Via dei missaglia 34 Milano 20142 (MI)

https://holdonbco.com/

mercoledì 29 maggio 2024

Birra Messina - Dal 1923 Cento anni di storia - Giovanni De Lorenzo





Ho avuto la fortuna di ricevere una copia del libro: Birra Messina, dal 1923 cento anni di birra, scritto da Giovanni  De Lorenzo e e edito da Edarc Editore.

Un libro che ripercorre i 100 anni di Birra Messina, che si aggiunge ad altri importanti volumi, che raccontano la storia e le origini di alcuni iconici e storici birrifici italiani, quali, La Birra Moretti da Udine al mondo per  i 100 anni del birrificio friulano, il volume del 1979 per i 150 anni della Birra Wührer di Brescia, il libro per i 100 anni delle Fabbrica Birra Pedavena, quello per  il 150 ° anniversario della Peroni  e diversi altri, tra cui ci tengo a ricordare il libro che racchiude i dati di tutti i birrifici storici italiani, Antiche birrerie italiane di Michele Airoldi.

 

                                          

 

“Birra Messina. Dal 1923. Cento anni di storia” nel suo volume Giovanni De Lorenzo ricostruisce l’epopea della Birra Messina, che partendo dallo Stretto ha aperto e rilevato stabilimenti in tutta Italia, arrivando anche ad Aosta e diventando un brand di livello nazionale.

Tutto inizia nel 1923 originariamente con il nome di Birra Trinacria, trasformandosi ben presto in Birra Messina e poi nel 1952 in Nuova Birra Messina con uno stabilimento birraio da sempre all’avanguardia puntando all’utilizzo di ingredienti locali che ne fanno una bevanda d’eccellenza.




Un racconto completo quello di Giovanni De Lorenzo, architetto messinese operante a Firenze che nelle 320 pagine del suo volume racconta tanti aspetti della vita del marchio siciliano. Dall’espansione, con sedi e stabilimenti che partendo da Messina arrivano prima a Palermo, poi in Puglia e Valle d’Aosta, creando e lanciando anche marchi “satellite”.

Ma non solo, viene approfondita anche l’ attività di promozione e sponsorizzazione che hanno reso famosa la Birra Messina negli anni. Spazio dunque  ai gadget e a tanto altro, il tutto ovviamente arrichito di tante bellissime foto, ad alta risoluzione che ne fanno un volume ricco su ogni fronte; fino alle recenti cessioni e modifiche societarie.

Foto di bicchieri, etichette, tappi, bottiglie, insegne, manifesti, targhe, stendardi e una sterminata produzione di oggetti pubblicitari. Il libro ricostruisce, in maniera originale e inedita, un’importante vicenda di economia e società del Novecento, ripercorrendo le tracce di una storia antica e segreta che si snoda lungo l’arco di un secolo. Un marchio che rappresenta una delle più efficaci immagini della Sicilia, una terra magnifica ricca di storia e cultura, ma anche di produzioni d’eccellenza, tra cui la Birra Messina.



                                            

 

Un simbolo dell’intera Sicilia, oggi conosciuta ed apprezzata in tutta Italia e anche all’estero con i suoi colori, il giallo del sole  e il blu del mare.

 

Un libro che merita sicuramente di essere letto, grazie ai tanti dati raccolti, il tutto come detto arricchito da splendite foto che ne fanno a mio avviso il miglior volume che racconta la storia di un birrificio storico del Bel Paese.

 

Dettagli:

Autore:  Giovanni De Lorenzo

Editore:  Edarc

Anno edizione:  2023

In commercio dal:  6 dicembre 2023

Pagine:  320 p., ill. , Brossura

martedì 30 aprile 2024

Andiamo a conoscere, Zero.5 Brewing giovane birrificio romano



Oggi vi portiamo a Monterotondo, per conoscere il giovane birrificio romano Zero.5 Brewing, grafiche pazzeche e birre a tutto luppolo.

 

Ragazzi, ci raccontate chi siete e come nasce la Vostra passione per la birra? 


Siamo Matteo e Valerio Ruggeri, insieme al nostro caro amico Andrea Mastronardi e al birraio esperto Roberto Falasca. Sebbene noi tre siamo relativamente nuovi nel mondo della birra, stiamo facendo i primi passi in questo affascinante universo. La nostra avventura è nata grazie alla passione di Roberto, un amico d’infanzia, il quale ci ha introdotto con entusiasmo nel mondo delle birre artigianali. Roberto, il nostro birraio, è un esperto che cavalca le onde delle birre artigianali fin dal primo giorno. La sua conoscenza approfondita e la passione travolgente per questo settore ci hanno ispirato ad abbracciare questo nuovo capitolo. Abbiamo deciso di fidarci della sua esperienza e competenza, e questo ci ha portato alla creazione di Zero.5 Brewing. La birra artigianale non è solo una bevanda per noi, ma un percorso di scoperta, apprendimento e amicizia. Siamo entusiasti di condividere la nostra passione e la nostra esperienza con voi attraverso le nostre birre uniche. Continuate a seguirci su questo emozionante viaggio birraio!

 

                                     


Dove e quando prende vita il Birrificio Zero.5 Brewing? Da dove ha origine il nome e come siete strutturati?

 

Il birrificio nasce tre anni fa, qui nel nostro paese natale, Monterotondo, nella periferia di Roma.  Il nome Zero.5 Brewing trae ispirazione dalla teoria del noto psicoterapeuta norvegese Finn Skårderud. Secondo questa teoria, l’uomo è naturalmente dotato di un deficit alcolico pari allo 0,05%, il quale, afferma Skårderud, contribuirebbe a renderci meno attivi nelle relazioni sociali e nelle dinamiche psicofisiche. Quanto alla struttura del birrificio, siamo organizzati per esplorare nuovi territori birrari e per sfidare costantemente i confini del gusto. La nostra struttura è pensata per una produzione artigianale di qualità, che riflette la nostra dedizione all’innovazione birraria. Il birrificio è un luogo di creatività e collaborazione, dove la passione per la birra si fonde con la maestria birraria. Attualmente, produciamo mensilmente 5000 litri di birra, un impegno che riflette la nostra costante ricerca di eccellenza.

 

Quali birre avete attualmente in gamma e quali vorreste realizzare prossimamente? 

Attualmente, la nostra gamma di birre è un viaggio attraverso stili e aromi unici:

IPA: Space Kelly – Double IPA Guadalupe – Session IPA Enkidu – Modern IPA Colibrì – West Coast IPA Frankie – NEIPA (New England IPA) Palapa – DDH Pale Ale Aurora – American Ipa

Stile Inglese: 7. Queen – Bitter Old Story – British Golden Ale Peaky – English Pale Ale Stile Belga: 10. Magma – Tripel Stiamo anche esplorando nuovi orizzonti con un nuovo stile di birra, la New Zealand IPA chiamata Tamanui. Per il futuro, miriamo a espandere ulteriormente la nostra gamma, introducendo nuovi stili e collaborazioni creative. La passione per l’innovazione ci guida costantemente, e siamo entusiasti di sorprendere i nostri amanti della birra con esperienze uniche e avvincenti.

Inoltre abbiamo un’altra affascinante sfida davanti a noi: Siamo orgogliosi di rivelarvi e presentarvi oggi la nostra nuova linea GENE!

Nata dall’inesauribile passione di Zero.5 Brewing per la creatività birraria. È una celebrazione del nuovo e dell’eccellenza senza compromessi. Per questo Gene allarga i confini, portandovi luppoli e lieviti selezionati dai migliori rivenditori internazionali insieme ai prodotti più innovativi offerti dal mercato. Inoltre, ogni lotto della linea GENE potrebbe essere Unico.

Vogliamo offrire,così, agli appassionati di birra artigianale la possibilità di assaggiare birre sempre diverse. Ogni goccia di Gene è frutto della passione per la birra e per la scienza dell’innovazione, così come la genetica è alla base di ogni essere vivente.

La Carbonio è una session IPA da 4,5 abv.

La birra è stata prodotta con pils, Golden promise e avena.

La luppolatura è stata affidata al Citra, Galaxy e Citra cryo e fermentata con un lievito inglese.

In questa birra abbiamo fatto tre dry hopping in differenti momenti  della fermentazione, utilizzando temperature diverse per sfruttare al meglio le singole caratteristiche dei luppoli utilizzati in interazione con il lievito.

La birra, caratterizzata da un’elevata aromaticità, ha una beva facile, ma al contempo appagante.



                                               


La Cobalto è una New Zealand IPA da 6,3 abv  in cui abbiamo  utilizzato malti tedeschi e una piccola percentuale di avena.

In questa birra abbiamo selezionato tra i luppoli di primissima qualità di un’azienda neo zelandese, quelli migliori.

I luppoli utilizzati sono : riwaka, superdelic e nectaron.

La birra è stata fermentata con un blend di lieviti: uno inglese e uno del New England. Questo conferisce alla birra caratteristiche uniche.

La birra si presenta limpida con una straordinaria aromaticità che va dal pompelmo , mandarino alla frutta tropicale

 

Infine la Uranio è una double IPA da 8,3 abv che strizza l’occhio alle birre del New England. Abbiamo utilizzato un grist complesso:  formato extra pale della Simpson, avena,chit malt, frumento e una piccola percentuale di destrosio.

I luppoli utilizzati sono: Citra,mosaic,galaxy, Nelson sauvin, nectaron,mosaic cryo e Nelson sauvin cryo per un totale di 20g/l.

È una birra morbida e avvolgente caratterizzata dall’utilizzo di un lievito inglese dell’azienda WHCLAB per sfruttare al meglio la biotrasformazione.

 

Grafiche pazzesche, come nascono e cosa ci raccontate a riguardo? 

Le grafiche delle nostre birre sono il risultato di collaborazioni appassionate con Lost in Love, uno studio di tatuaggi di Monterotondo, e il talentuoso team di Mitho Film per il progetto grafico. Siamo orgogliosi di essere radicati a Monterotondo e di contribuire alla nostra comunità. Crediamo nel potere delle immagini per comunicare la nostra passione. Nel 2024, ci saranno importanti novità nel campo grafico, e non vediamo l’ora di condividere ulteriori sviluppi.


                                             


Guardiamo al futuro, cosa vi aspettate e dove volete arrivare?


Guardando al futuro, abbiamo ambizioni di crescita su scala nazionale nei prossimi anni. Vogliamo diffondere la nostra passione e le nostre birre in tutta Italia, diventando un punto di riferimento per gli amanti della birra artigianale nel paese. Il nostro sogno è sviluppare Zero.5 Brewing in un birrificio che rappresenti Monterotondo a livello nazionale e, chissà, un giorno anche a livello internazionale.

 

                                           


Un’ultima domanda, la più difficile. Ci sono una birra e un luogo che più vi stanno a cuore?


Una domanda affascinante e al contempo sfidante. La birra che più risuona con i miei gusti e il mio cuore è indubbiamente la “Vollbier” prodotta dalla Witzgall, una piccola ma rinomata birreria situata nel cuore della Franconia. Questa regione, conosciuta per la sua ricca tradizione brassicola, si è guadagnata un posto speciale nei miei ricordi. Non solo per la qualità eccelsa delle sue birre, ma anche per il calore e l’accoglienza delle sue genti e la bellezza dei suoi paesaggi. La Franconia non è solo il luogo dove ho scoperto la mia birra preferita, ma è divenuta una meta di pellegrinaggio per il mio spirito avventuriero, alla ricerca della perfezione brassicola.

 

Un ringraziamento a tutto il team di Zero.5 Brewing per la disponibilità e gli assaggi.

 

INFO:  www.instagram.com/zero.5_brewing/

lunedì 22 gennaio 2024

Birrificio Podere Fatucchio: essenza agricolo dal cuore toscano - Intervista


Oggi facciamo ritorno in Toscana, questa volta saremo in provincia di Arezzo per conoscere assieme la storia del Birrificio Podere Fatucchio


Ciao ragazzi e benvenuti sul Giornale della Birra.
Ci raccontate chi siete e come nasce la Vostra passione per la birra ?


Ciao Christian! Siamo Neri e Chiara, due ragazzi di 29 anni che hanno deciso di aprire un piccolo birrificio agricolo nel bel mezzo delle Foreste Casentinesi in provincia di Arezzo. 

La passione per la birra nasce da Neri che fin da ragazzino produceva birra in pentoloni nella cucina di casa a Firenze. Iniziando come autodidatta, si è formato partecipando ad alcuni corsi e documentandosi sui libri. All’età di 23 anni ci siamo incontrati grazie ad un’altra passione in comune, l’agricoltura. 

Chiara infatti studiava Scienze Faunistiche, sotto agraria e durante la preparazione all’esame di agronomia ha conosciuto Neri in biblioteca.  

Da quel momento abbiamo iniziato a condividere anche la passione per la birra e ho iniziato a informarmi sull’argomento. E’ poi con l’avvento del Covid che decidiamo di trasferirci in pianta stabile da Firenze a Podere Fatucchio, un podere storico appartenente alla famiglia di Neri. Qui abbiamo deciso inizialmente di fondare un’azienda agricola, continuando parallelamente a produrre birra in casa per autoconsumo, amici e familiari. E’ nel 2021 che nasce l’idea di coniugare l’attività agricola con quella brassicola. Infatti, dalla ristrutturazione delle vecchie stalle è stato ricavato il birrificio, mentre dal vecchio fienile nasce la taproom. Nel frattempo partecipiamo al corso di formazione presso il CERB di Perugia sulle tecnologie birrarie e a giugno 2022 iniziamo finalmente con la prima cotta di birra.





Dove e quando nasce il Birrificio Podere Fatucchio? 


Il Birrificio Agricolo Fatucchio nasce infatti a Podere Fatucchio, un podere storico ( inizio ‘700 ) che in passato ha rappresentato uno dei cuori pulsanti della vita rurale della Vallesanta ( valle che si estende tra l’Eremo di Camaldoli ed il Santuario della Verna ). Si tratta di una zona ricoperta per lo più da boschi dove l’agricoltura è stata abbandonata in seguito allo spopolamento delle campagne avvenuto nella seconda metà del ‘900. 

Fin da ragazzo, Neri decide di riprendere le redini del podere, seguendo le orme dell’amato nonno. L’idea è infatti quella di recuperare i campi una volta coltivati che oggi si stanno trasformando in boschi. Naturalmente, trovandosi in zona marginale, l’attività agricola non è così
produttiva come in pianura ma lo scopo è proprio quello di valorizzare al massimo i prodotti che la
natura offre. E’ per questo che nel 2020 nasce l’azienda agricola, iniziando un’opera di recupero di
alcuni dei campi attraverso la produzione prevalente di patate, ortaggi ed alberi da frutto  (varietà
antiche ) oltre alla costituzione di una piccola fattoria. 

Nel 2021, dopo aver deciso di intraprendere l’attività di birrificio, inizia inoltre la coltivazione di orzo da birra ( in conversione al biologico ), in una zona in cui questa è sempre stata destinata esclusivamente alla zootecnia e mai alla produzione brassicola.


Da cosa prende il nome il birrificio e com’é strutturato? 


Il birrificio prende il nome dal podere che si trova vicino al Santuario della Verna. Qui si dice che San Francesco sia stato tentato dal diavolo. E’ da qui che nasce l’idea del nostro logo e del nostro motto “Vivi come un santo, bevi come un diavolo”.

Attualmente abbiamo un impianto di cotta dalla capacità di 250 litri e una cantina di fermentazione che permette una produzione mensile di circa 1500 litri di birra rifermentata in bottiglia. Entro il prossimo anno l’idea è quella di raddoppiare la produzione.

La taproom ( che noi chiamiamo pub ) rappresenta il mezzo per far conoscere le nostre birre attraverso eventi di degustazione, oltre ad essere diventato un luogo di aggregazione per gli abitanti della montagna.



Quali birre avete  attualmente in gamma e quali vorreste realizzare prossimamente?


La prima linea di birre ad essere prodotta è quella di ispirazione belga. Ispirandosi infatti all’idea di Farmhouse, si decide di valorizzare a pieno il malto d’orzo di Fatucchio. Si tratta infatti di un malto poco modificato, dalle caratteristiche grezze, indicato per stili da fattoria. 


Saison (5,1% VOL.): birra dal colore dorato in cui il lievito fa da protagonista fermentando a 25°C. Esso sprigiona note fruttate e speziate con una punta di acidità e secchezza. Questo, unito ad un amaro moderato e ad una bassa gradazione alcolica, rende la Belle Saison la birra perfetta per dissetarsi! Abbinamenti: fritture, pesce.

Belgian Blonde Ale (5,4% VOL.): birra chiara e dorata caratterizzata dal malto. Grazie al lavoro del lievito e all'aggiunta di zucchero candito, si percepisce in bocca una leggera dolcezza bilanciata dall'apporto amaricante del luppolo che sprigiona al naso note terrose e tenui fenoli speziati. Abbinamenti: primi piatti, formaggi, pizza.

Blanche (5,9% VOL.): birra giallo-opalescente, con spiccati aromi floreali e fruttati. La presenza di frumento le conferisce dolcezza e morbidezza al palato, rendendola la birra perfetta per chi non ama gli stili più amari! Abbinamenti: fritture, pesce, piatti freddi.


In seguito ad un viaggio “didattico” nelle campagne inglesi, durante il quale abbiamo modo di conoscere alcune realtà artigianali del Regno Unito, decidiamo di aggiungere alla produzione alcuni stili tipici. L’acqua utilizzata infatti ha caratteristiche particolarmente indicate per la produzione di questi stili.


English IPA (4,5% VOL.): birra ambrata caratterizzata da amaro moderato dato da luppolo in bollitura. Si tratta di una IPA vecchio stampo, senza luppolatura eccessiva (no dryhopping) con una bassa gasatura che conferisce alta bevibilità tipica degli stili da pub inglesi. Abbinamenti: arrosti di carne, primi piatti, pizza.

Bitter (4,6% VOL.): stile tipico dell’Inghilterra, poco conosciuto in Italia. Birra ambrata con note caramellate date da una piccola percentuale di malto caramel, amaro moderato. Bassa gasatura tipica dello stile. Abbinamenti; arrosti di carne, primi piatti, pizza.

Stout (4,5% VOL.): stile tipicamente irlandese ma ampiamente diffuso anche nel Regno Unito. Birra nera, con note di caffè e liquirizia, schiuma color nocciola, bevuta secca. Abbinamenti: dessert, cioccolato.

Golden Ale (4,5% VOL.): birra chiara dall’amaro moderato, molto semplice nella struttura. Qui il malto utilizzato è 100% prodotto dal nostro orzo. Freschezza e basso tasso alcolico che conferiscono alta bevibilità. Abbinamenti: pizza, piatti freddi.

In risposta alle continue richieste di birre più luppolate si è inoltre deciso di inserire in produzione una

American Pale Ale (5% VOL.): birra ambrata con presenza di dryhopping che conferisce note floreali al gusto e all’olfatto. Amaro moderato, alta bevibilità. Abbinamenti: pizza, arrosti, primi piatti.


Inoltre l’idea è quella di creare produzioni stagionali, sfruttando al massimo i prodotti del territorio. Ad esempio, in primavera il mastro birraio si è divertito a sperimentare una

Saison ai fiori di sambuco (5,1% VOL.) : utilizzando la ricetta base della nostra saison, abbiamo aggiunto fiori di sambuco raccolti a Fatucchio e bucce di limone in fase di bollitura e in dryhopping. Questo ha fatto sì che la fermentazione sprigionasse note acidule e fresche al palato, ottima bevuta estiva. Abbinamenti: fritture, pesce.


Il prossimo nuovo stile al quale ci avvicineremo sarà probabilmente una Red Ale, anche grazie al recente viaggio in Irlanda che ci ha permesso di studiarne le caratteristiche. 
La filosofia del birrificio è comunque quella di creare ricette classiche ma uniche grazie all’utilizzo di acqua di Fatucchio e diverse percentuali di malto d’orzo coltivato in azienda. 





Guardiamo al futuro, cosa vi aspettate e dove volete arrivare.


Il progetto più a breve termine è quello di migliorare la cantina di fermentazione attualmente più vicina all’amatoriale, attraverso l’acquisto di nuovi fermentatori che possano permettere un aumento quantitativo ma anche qualitativo, magari puntando all’isobarico per le birre più luppolate.
Volendo rimanere legati alla produzione agricola, non ci aspettiamo di arrivare ad avere enormi produzioni, anche per questioni di spazio e logistica.  Il nostro deve rimanere un prodotto di nicchia, legato al territorio, che può essere degustato presso la nostra azienda immersi nella natura tra animali e piante secolari. Inoltre la taproom è utile per creare eventi di degustazione e tour su prenotazione. Uno dei progetti futuri sarà sicuramente quello di investire nell’offerta ricettiva in maniera da poter permettere il pernottamento a chi ci viene a trovare.


Un’ultima domanda, la più difficile. Ci sono una birra e un luogo che più vi stanno più a cuore? 


Sicuramente il pub The Falkland Arms nelle Cotswolds inglesi, seduti davanti al camino a bere un’ottima bitter del The Hook Norton Brewery.


Un sentito grazi a Chiara e Neri per la disponibilità e gli assaggi.


Maggiori informazioni: www.fatucchio.it